Clima di fiducia a ribasso. Una inversione di tendenza che per la Confcommercio fa temere, dopo i risultati “tutto sommato positivi” di agosto, “a settembre è arrivato il temuto e prevedibile crollo della fiducia di consumatori e imprese”.
Si salva solo l’edilizia
Tra le imprese, alla terza diminuzione consecutiva e al valore più basso da aprile 2021, la fiducia è in peggioramento in tutti i comparti, ad eccezione delle costruzioni. “Nel settore manifatturiero e nel commercio al dettaglio”, fa presente l’Ufficio studi della Confcommercio, “l’indice cala, rispettivamente, da 104 a 101,3 e da 113,4 a 110,6, mentre nei servizi di mercato l’indice si riduce fortemente, da 103 a 95,9”.
Consumi, aspettative negative
Per quanto riguarda i consumatori, “l’indice”, calcola la Confcommercio, “torna allo stesso livello di luglio, con un deciso peggioramento soprattutto delle opinioni sulla situazione economica generale e delle
aspettative sulla disoccupazione”. Male, in particolare, le previsioni sul clima economico, attuale e futuro, che passano da 92,9 a 81,3 e da 96,4 a 91,8 rispettivamente.
Calo di fiducia
Commentando i dati, l’Ufficio Studi Confcommercio sottolinea che “il deterioramento registrato dal clima di fiducia delle famiglie e delle imprese nel mese di settembre era largamente atteso (e, comunque,
indipendente dall’esito delle elezioni perché le interviste sono state fatte prima). Se per le imprese la tendenza era in atto già da qualche mese”, rivela la Confederazione, “il sentiment delle famiglie era sembrato meno sensibile ai segnali di rallentamento dell’economia”.
Famiglie, timori e incertezze
“La ripresa delle attività ed il ritorno alla normalità – ha sottolineato l’Ufficio Studi – dopo un periodo estivo in cui le famiglie si sono orientate al recupero di attività e comportamenti fortemente penalizzati negli ultimi due anni, hanno fatto emergere con grande chiarezza i timori e le incertezze derivanti dalla riduzione del potere d’acquisto attuale e prospettico dovuto alle tensioni inflazionistiche”.
“Infatti”, prosegue la nota, “le famiglie segnalano crescenti preoccupazioni sull’andamento futuro dell’occupazione e dei prezzi, elementi che potrebbero spingere a comportamenti molto prudenti in
materia di consumi, soprattutto quelli “non obbligati”.
Il rischio recessione
Infine l’Ufficio studi della Confcommercio annota: “Si conferma la suggestione di una prossima entrata in recessione della quale, ad oggi, la caratteristica più problematica appare la durata piuttosto che l’intensità”.