Diversi giovani che manifestavano in decine di città russe contro l’annuncio di Vladimir Putin sul richiamo di 300.000 riservisti sono stati condotti all’ufficio di reclutamento. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov non ha smentito sottolineando anzi che ciò “non è contro la legge”.
Il giorno dopo il discorso del presidente alla nazione, a Mosca, San Pietroburgo e nelle altre grandi città russe continuano ad impazzare voci e interpretazioni sul reale significato della mobilitazione, e soprattutto su quanti e quali saranno i richiamati alle armi, in un’atmosfera di crescente nervosismo.
Ad alimentare l’incertezza è la scomparsa, nella versione pubblicata dal Cremlino, di uno dei dieci punti di cui si compone il decreto firmato da Putin, per l’esattezza il numero 7. Il misterioso articolo prevedrebbe la possibilità di richiamare alle armi non i 300.000 uomini di cui ha parlato il ministro della Difesa Serghei Shoigu bensì addirittura fino a un milione.
Un risultato a cui si sarebbe arrivati dopo che “la cifra è stata corretta più volte”. Le autorità preferiscono sottolineare la risposta di molti russi all’appello del presidente. Ben “10.000 cittadini” si sono “presentati volontariamente” agli uffici del reclutamento nelle prime 24 dal suo discorso televisivo, ha assicurato il portavoce del Dipartimento per la mobilitazione, ammiraglio Vladimir Tsimlyansky.