mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Economia

Energia, prezzi impazziti. Società retail a rischio default

Le società retail di vendita di energia nella tempesta perfetta dei “margini di garanzia”. La data simbolo è il primo ottobre, che dà il via al nuovo “anno termico”, che coincide con la scadenza e il rinnovo di contratti per la vendita e distribuzione di energia. Le società retail si trovano strette nella morsa delle famiglie in difficoltà e degli operatori che detengono le fonti di energia che prospettano garanzie finanziarie solide e contanti e prezzi in aumenti. Su questo clima si è innescata anche una guerra dei nervi sui prezzi e le notizie di possibili effetti default a catena. Da ricordare inoltre che gli operatori di distribuzione di energia hanno anche un altro problema: non possono staccare – anche in caso di morosità – le utenze prima di 40 giorni. Il che significa spese garantite e niente introiti.

Nuove pesanti difficoltà

I conti fatti da Utilitalia la Federazione delle utility di acqua ambiente ed energia, parlano di uno scenario di nuove pesanti e imprevedibili difficoltà. Un contesto dove decine di società italiane del mercato libero sono pronte ad arrendersi, di fronte alla cavalcata dei costi. Crisi che aprirebbe le porte ad una ventata di nazionalizzazioni.

La situazione in Europa

La società Refinitiv (fornitore globale americano-britannico di dati e infrastrutture sui mercati finanziari), prevede che in tutta Europa saranno necessari oltre 1.500 miliardi di dollari. È questa la cifra del “margine di garanzia” in cui sono esposte le società retail. Una cifra colossale. L’interrogativo è: riusciranno a pagare? Oppure si assisterà ad un effetto a catena di galline ti e chiusure che arriveranno presto anche in Italia. L’agenzia internazionale di valutazione del credito e rating, “Fitch Ratings”, lancia le sue considerazioni e parla di “situazione estrema”, in tutta Europa. Tuttavia ci sono paesi come Germania, Finlandia e Svezia che hanno varato interventi mirati e oggi possono avere un vantaggio.

Tra ottimismo e timori

In Italia la situazione ha più sfaccettature con valutazioni che appaiono discordanti.
C’è il Governo che tra i suoi ultimi adempimenti ha portato a termine il piano di approvvigionamento con una certa rapidità in modo da attutire una eventuale chiusura totale delle forniture di gas dalla Russia; dall’altra ci sono famiglie e aziende alle prese con rincari astronomici che – malgrado i nuovi incentivi i varati dal Governo per 15 miliardi – difficilmente riusciranno a far fronte ai pagamenti. Stesso discorso per le società retail che per loro natura sono strette tra le logiche di mercato e quelle degli utenti a cui vendono servizi. Attività che prevede un alto numero di operazioni finanziarie anche se a basso costo.
Resta comunque una considerevole esposizione economica.

Società finanziarie e di retail

In questa catena di relazioni hanno un ruolo strategico le società finanziarie che sono esposte nei confronti di quelle retail che offrono contratti sulle utility di gas, luce e acqua. Secondo una analisi fatta dal quotidiano La Stampa la cassa di compensazione dei derivati Eurex conferma che c’è una “pressione con pochi precedenti” delle società finanziarie di quelle retail.
Il dato più allarmante è l’indice del rischio di liquidità che è salito del 138% – percentuale che va ad impattare in modo “significativo” – su quei “margini di garanzia” che dovranno essere calcolati per il nuovo anno termico. Scaricarli sui consumatori finali, ossia imprese e famiglie, sarà difficile perché sono già sotto una pressione economica senza precedenti.

L’intervento della Bce

Il problema finanziario riguarda l’intera Europa, che dovrà calcolare quanti operatori e di quali dimensioni potranno o dovranno “essere salvati”? La Banca centrale europea ha chiesto agli istituti di fornire entro questa settimana i dati di esposizione. Con una precisazione della presidente Christine Lagarde: “Siamo pronti a fornire liquidità alle banche, non alle utility dell’energia”. Il gioco diventa complesso. In Italia i grandi gruppi bancari si avviano a chiedere più garanzie per i finanziamenti affidati alle società energetiche e a quelle di retail.

Default tra annunci e smentite

Le notizie di fanno più controverse. Tra ipotesi di default e smentite.
È il caso di Dolomiti Energia, uno dei maggiori provider del Nord-Est, che secondo alcune fonti ha iniziato a rescindere i contratti a prezzo fisso. “Siamo stati costretti, gli aumenti sono nell’ ordine del 400%”, fa notare l’ad Marco Merler. Nel contempo l’Azienda ha però puntualizzato che questo non significa fallimento. “La società seppur si trovi ad operare in una situazione di mercato estremamente delicata”, fa presente la Dolomiti Energia “e in continua evoluzione, come tutti gli operatori del settore, da tempo ha attuato delle politiche di rischio che hanno preservato la capacità della società di far fronte puntualmente ai propri impegni verso tutti i soggetti interessati”. Insomma navigazione a vista per tutti. Mentre gli scogli sono lì fermi e aguzzi in un mare agitato e con una spessa nebbia di imprevedibilità.
Gli analisti ribadiscono che la situazione è analoga per lungo e per largo dell’Italia.

Gas e garanzie economiche

Le coperture finanziarie richieste sono salite a livelli proibitivi per le imprese medio-piccole. A lanciare l’allarme per prime sono le utilities di Catania e di Voghera controllate da enti locali. A darne notizia è la stessa Utilitalia. “Compriamo il gas dagli shipper”, spiega Marco Azzali, direttore operativo Asm vendita e servizi, “e forniamo energia elettrica, gas e teleriscaldamento a circa 40 mila clienti, tra Pmi e famiglie. Ma quest’anno rischiamo di non avere gas da vendere. Engie ci ha chiesto garanzie altissime perché l’esposizione finanziaria era troppo alta anche per loro. In questo momento non abbiamo chi ci fornisca gas per l’autunno e inverno prossimi”. Situazione analoga a Catania dove opera la Asec Trade Catania (controllata dal Comune) che fornisce energia a circa 43 mila clienti. Il problema sono anche qui le garanzie: “Le aziende del settore energia quando vanno in banca a chiederle non le ottengono perché sono in alert, cioè sono considerate un cattivo pagatore”.

La bomba sociale

Il tema non è solo finanziario, il rischio è quello evocato da mesi dai sindacati e Associazioni di categoria, il disagio di famiglie e imprese. In altri versi l’impatto sul sociale che hanno i rincari del 400%. Il problema è capire quanti italiani sono in grado di sostenere le spese.
“Luce e gas continueranno ad arrivare”, osserva un manager del settore, “ma la domanda è quanti potranno permetterselo?”.

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