All’annuncio del presidente Vladimir Putin riguardo la mobilitazione di trecentomila riservisti il popolo russo ha reagito a con proteste e fughe verso i Paesi esteri. Alla frontiera russo-finlandese, l’unico confine terrestre ancora aperto per i russi con visti Schengen, si è formata una coda di 35 chilometri. La preoccupazione per la mobilitazione generale e la conseguente chiusura dei confini sono evidentemente un timore palpabile tra i russi ora che Putin ha fatto il primo passo.
Intanto, la Turchia ha condannato i referendum per l’annessione alla Russia di quattro Regioni sotto il suo controllo in Ucraina, definendoli “illegittimi”. “Questo fatto compiuto illegittimo non sarà riconosciuto dalla comunità internazionale”, ha affermato il ministero degli Esteri turco in una nota. La Turchia non ha mai riconosciuto l’annessione da parte di Mosca della penisola ucraina della Crimea, avvenuta durante i primi mesi di un violento conflitto scoppiato nel 2014 e culminato con l’intervento della Russia in Ucraina il 24 febbraio.
La mobilitazione parziale ordinata dal presidente russo Vladimir Putin è un segno di “debolezza”. È quanto sostiene l’ambasciatrice statunitense in Ucraina. “I referendum farsa e la mobilitazione sono segni di debolezza, del fallimento russo”, ha scritto Bridget Brink su Twitter. “Gli Stati Uniti non riconosceranno mai la pretesa della Russia di annettere il territorio ucraino, e continueremo a stare al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario”.