Il primo settembre è stata pubblicata la L. 130 del 31.08.2022 sulla riforma della giustizia tributaria.
Un percorso durato oltre dieci anni.
Con la riforma è stato affermato il ‘primato’ della Politica su certi ‘poteri’ che hanno sempre remato contro qualsiasi riforma.
È prevalso il ‘futuro’ sulla ‘conservazione’.
Ai cittadini-contribuenti è stato finalmente riconosciuto il diritto di essere giudicati da un giudice professionale che a tempo pieno ed esclusivo si occuperà delle loro questioni di fronte al Fisco. La riforma non soddisfa le nostre richieste. Tra le tante, il ‘riassorbimento’ di tutti i giudici tributari, a prescindere dalla provenienza (professionale o togata), nel nuovo ruolo dei Magistrati tributari”. E’ quanto si legge in una nota dell’Associazione Nazionale Giudizi Tributari a firma dell’avvovato Francesco Lucifora.
“Questo mancato riconoscimento, previsto da molti Disegni di Legge depositati in Parlamento, tuttavia non ci impedisce, come cittadini, andando oltre il nostro egoistico piccolo orticello, di fare un plauso al Governo e al Parlamento per il coraggio di infrangere certe forze conservatrici fautrici “del tutto rimanga tale e quale”.
La proposta governativa ha deciso in modo difforme dalle proposte del Parlamento.
Ha legittimato, ma solo in parte, il ruolo svolto dalla componente professionale con la previsione della riserva del 30% dei posti, messi a concorso nelle prime tre tornate concorsuali, in loro favore.
Risultato non scontato per lo storico ostracismo riservato ai giudici tributari di provenienza professionale e del pubblico impiego.
Vorrei ringraziare ad uno ad uno tutti quei Parlamentari che ci sono stati vicini sostenendo le nostre ragioni, ma mi astengo dal farlo per l’imminente campagna elettorale. La riforma ha luci ed ombre” prosegue la nota.
“La luce sta nell’avere istituito la quinta magistratura professionale. Un fatto storico. Non si torna indietro. Si potrà solo migliorare.
Da oggi i nuovi protagonisti della giustizia tributaria saranno i nuovi Magistrati tributari con la collaborazione dei già giudici tributari in servizio a prescindere dalla loro provenienza professionale.
Le ombre stanno (per citarne due) nel mancato pieno riconoscimento della professionalità acquisita sul campo da ottimi professionisti che hanno prestato la propria attività per reggere un Ufficio delicato e fondamentale come quello giudiziario in campo tributario e nell’avere abbassato da 75 a 70 anni il limite di età per esercitare la funzione giudiziaria”. (ITALPRESS).