Il caro bollette ormai mette in crisi tutti, dalle famiglie alle imprese, all’industria, compresi i servizi, il turismo, l’agricoltura e la sanità. Sono in molti a chiedere al Governo dimissionario un intervento “straordinario”, non facile per un Esecutivo in carica solo per “il disbrigo degli affari correnti”, senza più una legittimazione politica. Intanto, a calmierare i consumi del Paese, il ministro della si prepara a firmare nei prossimi giorni un nuovo un decreto ministeriale che conterrà una stretta sui riscaldamenti. Da ottobre i termosifoni dovranno essere abbassati di un grado – da 20 a 19 – e tenuti accesi un’ora in meno al giorno, non solo nelle case con i riscaldamenti centralizzati, ma anche negli edifici pubblici.
In arrivo il nuovo Piano gas che sarà presentato alla Ue il 15 settembre
È uno dei provvedimenti che il ministro intende adottare per far fronte alla crisi energetica provocata dalla Russia, ma che rientrerà in un più ampio Piano gas, forse già pronto per la prossima settimana e i cui contenuti sono stati anticipati all’ultimo Consiglio dei ministri. Il titolare del Mite fa sapere, che il Piano “non prevederà solo il risparmio” sui consumi, ma anche azioni importanti “per sostenere le imprese” e abbassare il costo dell’energia. Non si sa se con o senza scostamenti di bilancio sul quale non è facile trovare l’accordo politico. Il ministro non avrebbe fatto accenno a eventuali ricorsi allo smart working nel servizio pubblico né a interventi sull’illuminazione delle vetrine dei negozi come in Francia e Germania né sulla scuola. Sembrerebbe bocciata la proposta avanzata dai dirigenti scolastici di chiudere il sabato o fare ricorso alla dad o accorpare orari per ridurre i consumi energetici. “Non scherziamo. Le scuole non si toccano, i ragazzi hanno già pagato sulla loro pelle la pandemia…”, ha spiegato il ministro.
Invito agli italiani a non sprecare e aiuti alle imprese
Cingolani, dunque, sul fronte del risparmio energetico non prevede altre accelerazioni oltre ad abbassare i termosifoni, perché “la situazione non lo richiede”. Arriveranno degli spot, nelle tv e nelle radio, per di sensibilizzare gli italiani sull’importanza di non sprecare l’energia, di non fare docce infinite o dimenticare la luce accesa. Su quanto si possa sforbiciare la bolletta con dei piccoli accorgimenti, come spegnere la tv anziché lasciarla in stand-by o acquistare lampadine alogene. Sul fronte imprese, il titolare del Mite avrebbe confermato che arriveranno due pacchetti di prezzi calmierati per le energivore e le gasivore, si farà leva sulla produzione interna di energia per aiutare chi in queste ore minaccia di chiudere i battenti e non che non è previsto alcun razionamento dei consumi industriali. Vi si ricorrerà su base volontaria con il servizio di interrompibilità solo se la situazione dovesse precipitare, qualora Mosca dovesse chiudere i rubinetti.
In Europa l’Italia si sente forte dei risultati raggiunti. Pronta dar battaglia sul price cap
Il tema agita l’intera Europa. “I prezzi dell’energia stanno battendo record dopo record. Le conseguenze per le famiglie e le imprese non sono sostenibili. Dobbiamo affrontare questo problema insieme e con urgenza”, ha scritto su twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nell’ambito del proprio intervento al Baltic Sea Energy Security Summit a Copenhagen. Le misure di “emergenza” (decoupling e price cap) annunciate dalla Commissione Europea per affrontare la crisi dei prezzi nel mercato dell’energia potrebbero vedere la luce “entro le prossime settimane”, forse già durante il prossimo Consiglio straordinario convocato per il 9 settembre, al quale Cingolani promette nuovamente battaglia da parte dell’Italia per il tetto al prezzo del gas, forte delle aperture dalla Germania sul price cap. Al Cdm il ministro ha ricordato ai colleghi che l’Italia ha fatto la sua parte e che i numeri del Governo parlano chiaro: la dipendenza dal gas di Mosca è stata sforbiciata dal 40 al 18%, il livello di riempimento degli stoccaggi ha superato l’81%. Ma c’è l’incognita rigassificatore a preoccupare Cingolani, cruccio anche per il presidente del Consiglio: se a Piombino non verrà realizzato, c’è il “rischio concreto di andare in emergenza nel marzo 2023”.