La pazienza del Partito democratico nei confronti del movimentismo dei cinque stelle è così generosa ed ampia da correre il rischio di essere ritenuta prossima al masochismo.
Anche oggi Di Maio, in piena strategia di recupero del consenso all’interno del movimento, ha gettato la sua personale spada di Brenno sulla questione del MES (Meccanismo europeo sviluppo) dichiarando papale papale che sarà il M5S a decidere, e non altri, se e come passerà la nuova versione del Fondo salva stati.
Puntuale è arrivato l’apprezzamento del gemello recuperato, Di Battista: concordo – ha detto – il MES non conviene all’Italia.
Con queste premesse si moltiplicano fosche previsioni sulla possibilità che il governo italiano possa ratificare il Trattato europeo sull’argomento nella riunione del Consiglio europeo prevista per il 13 dicembre.
Le speranze di un superamento dell’attuale muro contro muro sono ora affidate al Ministro Gualtieri, che potrebbe ottenere un rinvio ponendo anche il problema di adottare uno strumento che comprenda sia il MES sia l’Unione Bancaria.
Ma anche nella più rosea delle ipotesi resta per noi e i partners europei l’evidenza di una maggioranza dove la convivenza è così difficile da rendere incerto ed equivoco il comportamento dello stesso Governo.
Intanto, Renzi accentua sulle politiche fiscali la posizione critica ed autonoma del suo partito e restano al palo crisi aziendali, ormai tali e tante da diventare un crescente malessere sociale.
Un malessere che accentua i lineamenti di una società che segnata dall’indifferenza e dalla violenza: oggi, l’Istat ha reso noto che nel nostro Paese 204 mila disabili su 3 milioni sono abbandonati a se stessi e vivono quindi completamente da soli.