Dopo settimane di attesa è pronta la missione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Il sito, controllato da Mosca fin dalle fasi iniziali del conflitto, è ormai da mesi sotto il fuoco incrociato di russi e ucraini, che si scambiano accuse reciproche sulle responsabilità di aver messo in pericolo la centrale. Dovrebbe essere il direttore stesso dell’Aiea, Rafael Grossi, a recarsi sul posto assieme a una delegazione di altri tredici esperti, fra i quali ci sarà anche un tecnico italiano. La missione è stata autorizzata sia da Kiev sia dal Cremlino. La missione avrebbe ricevuto il beneplacito non solo di Kiev, che si è resa subito disponibile, ma anche del Cremlino, che in un primo momento era sembrato meno convinto di fronte a questa eventualità. Nel frattempo, sono continuati i bombardamenti attorno alla centrale, la più grande su tutto il continente europeo. Al momento – ha spiegato l’amministratore filorusso della regione, Yevhen Balytskyi – il sito funziona regolarmente “e i livelli di radiazione sono nella norma, ma di fronte a un contesto di guerra tanto incerto, anche per via dell’avventatezza dell’esercito ucraino, abbiamo già elaborato un piano di evacuazione”. A rincarare la dose ci ha pensato Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri Lavrov, secondo la quale Kiev sta facendo “terrorismo nucleare”. Accuse rispedite al mittente da Energoatom, l’azienda di stato ucraina che monitora le centrali. “A causa della presenza dell’esercito russo, delle loro armi, mezzi ed esplosivi, vi sono seri rischi per il funzionamento sicuro della centrale. Vi sono pericoli di fuoriuscita di idrogeno, che si disperdano sostanze radioattive e anche il rischio di incendio è elevato. I russi, preparandosi all’arrivo della missione, hanno aumentato la pressione sul personale della centrale”; l’obiettivo, secondo Energoatom, sarebbe quello di impedire ai dipendenti di divulgare i reati commessi dagli “occupanti presso l’impianto e il suo utilizzo come base militare”. Il viaggio dell’Aiea, in ogni caso, costituirebbe un passo significativo perché sarebbe il primo organo internazionale a spostarsi fra l’area in mano agli ucraini a quella controllata da Mosca. Una missione complessa ma necessaria per scongiurare il rischio di una catastrofe nucleare.