I partiti, che allegramente avevano brindato per il taglio di 345 parlamentari, non hanno pensato per tempo a quanti No avrebbero dovuto dire agli aspiranti alla rielezione e a coloro che erano in attesa di entrare nell’agone elettorale. E ora sono in affanno.
La legge con cui andiamo a votare ha moltiplicato il fenomeno dei politici paracadutati che vengono candidati in territori con cui non hanno alcun rapporto. Un’imposizione offensiva che diventa beffarda e intollerabile per l’elettore che deve votare in un collegio uninominale una persona che non si è mai fatta vedere, che ha conosciuto solo attraverso la Tv o i tweet e che nulla sa dei problemi e delle sensibilità locali di cui dovrebbe farsi portavoce in Parlamento.
Le alleanze nell’uninominale sono forzate e mettono insieme forze politiche non omogenee. Le liste del proporzionale sono bloccate e non si possono esprimere preferenze. È vietato votare per un partito al proporzionale e per una coalizione diversa al maggioritario. Insomma il povero elettore si trova una minestra preconfezionata: prendere o lasciare. E molti lasciano, non vanno a votare.
“La politica non viva di visioni condominiali, provi ad avere una visione generale complessiva alta, di grande idealità e rivolta al futuro, consapevole dell’interesse nazionale. Oggi serve molta competenza, determinazione, visione. E umiltà. Abbiamo 6 milioni di poveri che con l’inflazione potrebbero aumentare. Proprio per questo occorre che la politica faccia la politica.” Con queste parole ferme e garbate -in un’intervista al Sussidiario.net. Il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana integra la decisione di Papa Francesco che ha chiesto alla Chiesa di non entrare nella campagna elettorale. Il Cardinale Zuppi auspica che la politica voli alto, sia indirizzata al bene comune e non sia indifferente ai problemi sociali più gravi.
Un monito che è rivolto a tutti i partiti e che si spera venga accolto quando la campagna elettorale entrerà nel vivo.
Per ora c’è un confuso clima di scontro senza capo né coda che certo non aiuta gli elettori ad orientarsi. Lo spettacolo della composizione delle liste elettorali non è edificante. I partiti, che allegramente avevano votato per il taglio di 345 parlamentari non hanno pensato per tempo a quanti No avrebbero dovuto dire agli aspiranti alla rielezione e a coloro che erano in attesa di entrare nell’agone elettorale.
La legge con cui andiamo a votare, con le sue complicazioni ha fatto il resto.
Abbiamo già ricordato su La Discussione (https://ladiscussione.com/186953/politica/cento-simboli-qu…anno-poca-scelta/), che il Rosatellum accentua la tendenza dei partiti a diventare oligarchie di potere. Tutto viene deciso dal vertice o addirittura dal solo segretario politico.
Le alleanze nell’uninominale sono forzate e mettono insieme forze politiche non omogenee. Le liste del proporzionale sono bloccate e non si possono esprimere preferenze. È vietato votare per un partito al proporzionale e per una coalizione diversa al maggioritario. Insomma il povero elettore si trova una minestra preconfezionata: prendere o lasciare. E molti lasciano, non vanno a votare. A questo poi si aggiunge il fenomeno dei politici paracadutati che vengono candidati in territori con cui non hanno alcun rapporto.
Un ‘imposizione offensiva che diventa beffarda e intollerabile per l’elettore che si trova a dover votare in un collegio uninominale una persona che non si è mai fatta vedere, che ha conosciuto solo attraverso la Tv o i tweet e che nulla sa dei problemi e delle sensibilità locali di cui dovrebbe farsi portavoce in Parlamento
Non resta che incrociare le dita e sperare che la disaffezione verso la politica non esploda più di quanto non sia già diffusa. E comunque rimane l’invito che abbiamo già rivolto (https://ladiscussione.com/186953/politica/cento-simboli-qu…anno-poca-scelta/) a tutti i partiti: appena si insedierà, il nuovo Parlamento metta in agenda una legge elettorale semplice ampiamente condivisa che ridia dignità al voto e centralità ai cittadini.