Se fosse il bugiardino di un farmaco, leggerebbe pressappoco così: la creazione di nuove aziende fa bene alla salute dello Stato. L’imprenditorialità rappresenta, infatti, la spina dorsale della crescita economica e, come tale, una parte fondamentale di qualsiasi economia.
Fare impresa è costruire futuro
In ballo ci sono nuovi posti di lavoro, innovazione e, più in generale, l’incremento della competitività dell’intero sistema paese. Senza considerare che, attraverso la creazione d’impresa, ciascuno di noi è libero di assumersi la responsabilità del proprio futuro, di contare su se stesso, di sognare in grande, nonché la liberta di contribuire al miglioramento sociale.
Insomma, l’imprenditorialità non solo offre un’opportunità alla società per adattarsi al cambiamento, ma anche l’occasione per anticiparlo. Per queste e per altre ragioni l’accordo presso la comunità scientifica e le grandi organizzazioni internazionali, come l’OCSE per esempio, è pressoché unanime: l’imprenditorialità è una piattaforma chiave per sostenere crescita e benessere.
Gli ultimi dati Eurostat
Ci sarà quindi molto dare fare per il prossimo governo alla luce del fatto che secondo gli ultimi dati Eurostat, l’istituto di statistica della Commissione Europea, le registrazioni di nuove imprese nell’eurozona sono diminuite del 2% nel secondo trimestre del 2022 rispetto al trimestre precedente, con l’UE a registrare un meno 1,2%.
La flessione conferma un trend che vede il primo trimestre a -2% nell’area euro e -2,3% nell’UE. In Italia le cose vanno peggio in virtù del fatto che la registrazione di nuove imprese si attesta a un -5,2% nel secondo trimestre (-3,5% nel primo).
Se si guarda poi alla aziende che hanno fatto crack, i dati confermano un segno meno per il quarto trimestre consecutivo e quelli più recenti mostrano che nel secondo trimestre 2022 le dichiarazioni di fallimento sono aumentate del 2,2% rispetto al primo trimestre 2022.
La sfida da raccogliere per sconfiggere la povertà
Insomma, abbiamo smesso di creare ricchezza il che conferma non solo uno stato di profonda difficoltà dell’economia ormai sotto gli occhi di tutti, ma anche l’urgenza di porre in essere azioni necessarie a contrastare il rischio di un pericoloso collasso. A partire dalla formazione delle nuove generazioni, quest’ultimo un aspetto di particolare rilevanza.
Infatti, l’Italia è il paese europeo che ha fatto registrare la variazione percentuale assoluta del tasso di disoccupazione più alta da maggio a giugno 2022, sottolinea sempre Eurostat, cosa che ha portato l’indice della disoccupazione giovanile a superare il 23% a fronte di una media europea del 13,6%.
E considerato che gli Italiani sono fra gli ultimi in Europa per livello di istruzione e che istruzione e ritorno occupazionale vanno di pari passo, ovvero più opportunità di lavoro per i laureati come ci ricorda l’Istat, quale migliore occasione per segnare una discontinuità con il passato?