giovedì, 14 Novembre, 2024
Politica

Presidenzialismo. Meloni all’attacco del Pd

L’equazione presidenzialismo=autoritarismo non regge. La nostra Repubblica parlamentare ci ha messo al riparo da tentazioni autoritarie del passato ma il nostro parlamentarismo è spesso diventato un assemblearismo inconcludente. Un parlamentarismo che da decenni non funziona genera, esso si, il rischio di tentazioni autoritarie pericolose soprattutto in tempi di populismo dilagante. Se vincerà il centrodestra, il presidenzialismo sarà all’ordine del giorno. Ma bisognerà evitare una guerra di religione e uno scontro manicheo. Il centrodestra dovrà aprirsi al confronto. Cambiare l’assetto istituzionale dell’Italia a colpi di maggioranze semplici non è auspicabile perché potrebbe aprire conflitti molto pericolosi nella nostra vita democratica ma fermi non si può stare.

Uno dei cavalli di battaglia su cui punta Giorgia Meloni, alla guida del centrodestra, è il cambiamento della Costituzione in senso presidenziale. È un tema ricorrente  da decenni nel dibattito politico. In passato aveva riscosso qualche simpatia anche a sinistra. Oggi il presidenzialismo è sospettato da Letta e dai suoi alleati di essere una  sorta di preludio ad una svolta autoritaria. Vediamo di capire un po’ meglio.

Democrazie presidenziali

Esistono grandi e solide democrazie che  hanno un regime presidenziale e non possono certo dirsi Paesi in cui vige l’autoritarismo. Negli Stati Uniti c’è un sistema presidenziale puro in cui il capo della Casa Bianca è anche capo del Governo. Il semipresidenzialismo francese dà all’inquilino dell’Eliseo ampi poteri tra cui la scelta del capo del governo che però deve avere la fiducia del Parlamento. Dunque l’equazione presidenzialismo= autoritarismo non regge.

Certo, ogni Paese ha delle peculiarità storiche per cui alcuni sistemi istituzionali possono avere differenti esiti. Ad esempio, il presidenzialismo in Paesi dell’America Latina mal si concilia con il funzionamento di democrazie liberali. Per questo, quando si discute di questi temi bisognerebbe avere la mente sgombra sia da pregiudizi negativi sia da entusiasmi acritici. Ed essere aderenti alla realtà italiana.

Parlamentarismo italico in crisi

La nostra Repubblica parlamentare ci ha messo al riparo da tentazioni autoritarie  che  sono rimaste latenti per decenni nel tessuto politico, sociale e culturale del Paese. Ma il nostro parlamentarismo abbandonato a se stesso è spesso sconfinato in un assemblearismo inconcludente che per reazione ha portato i governi a legiferare per decreti legge e leggi delega esautorando di fatto il Parlamento. Oggi non siamo una Repubblica parlamentare pur che funzioni correttamente. Siamo in una confusione di poteri tra Legislativo ed Esecutivo cui si vanno a sommare le debordanti sortite dell’Ordine giudiziario e la caotica gestione di questioni nazionali affidate alle Regioni. Un riordino serve. E poi ci sono il trasformismo e i continui cambiamenti di maggioranze.

Meloni accusa “È il Pd ad aver reso necessaria la riforma presidenziale. Anche una Repubblica parlamentare può essere stabile, se i partiti rispettano il responso delle urne. Non è così però in Italia, a causa della spregiudicatezza del PD. Per questo serve il presidenzialismo”. Aspettiamo la replica di Letta.

Diritto di proposta e consenso necessario

Che fare? Chiunque vinca, occorrerà rimettere ordine nel sistema. Se vincerà il centrodestra il presidenzialismo sarà all’ordine del giorno. Ma bisognerà evitare che su questa riforma ci sia una guerra di religione e uno scontro manicheo. Il centrodestra dovrà aprirsi al confronto col centrosinistra e le forze di centro moderato per tener conto di alcune loro preoccupazioni. Cambiare l’assetto istituzionale dell’Italia a colpi di maggioranze semplici non è auspicabile perché potrebbe aprire conflitti molto pericolosi nella nostra vita democratica.

D’altro canto il centrosinistra non potrà non tener conto dell’eventuale esito elettorale e del diritto della maggioranza di avanzare e difendere una propria proposta istituzionale. Meglio sarebbe se fossero proprio il centrosinistra e l’area moderata a cominciare a pensare a correttivi del presidenzialismo cui mira il centrodestra. Occorre spirito costruttivo e non improvvisazione. Queste riforme vanno pensate, discusse e migliorate rispetto alle ipotesi iniziali. Ma fermi non si può stare. Perché un parlamentarismo che da troppi decenni non funzione genera, esso si, il rischio di tentazioni autoritarie  pericolose soprattutto in tempi di populismo dilagante. Pensarci per tempo anche tra i clamori della campagna elettorale fa bene a tutti.

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