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La banca virtuale può non essere virtuosa

martedì, 16 Agosto 2022
1 minuto di lettura

Non è un dato di cui andare particolarmente fieri, anzi lo ritengo assai preoccupante. Ben quattro milioni di Italiani risulterebbero senza banca, secondo un’indagine appena pubblicata dal principale sindacato di categoria dei bancari, la Fabi. Ci sono oltre tremila comuni che non hanno sportelli bancari , guarda caso nelle Regioni del Sud dove peraltro il risparmio, come noto, è maggiore in termini relativi. Questi risultati, rinviando volentieri allo studio pubblicato per i dettagli che qui annoierebbero, segnerebbero per qualcuno il progresso della banca on-line, che come noto ha fatto risparmiare alle banche molti soldi in termini di personale e di costi di gestione. Fermo rimanendo che tutti utilizziamo la comodità di fare un bonifico da casa, è forse opportuno ricordare che una fascia elevatissima della popolazione italiana ha deciso di non convertirsi necessariamente all’informatica. Si pensi solamente ai nostri anziani, come noto e per fortuna presenti in percentuale consistente nel nostro paese. Inoltre, autorevoli studi (anche della Banca d’Italia ) dimostrano che la distribuzione asimmetrica degli sportelli bancari non favorisce l’avvicinamento della clientela meno acculturata finanziariamente ai servizi che hanno ad oggetto denaro e suoi derivati.

Da tempo chi scrive sostiene che urge un ripensamento della struttura del nostro sistema bancario a favore degli sportelli fisici e non. Il problema è proprio qui, di quelli virtuali. Penso solamente a tre   conseguenze negative che l’uso indiscriminato del virtuale può produrre in questo comparto. Innanzitutto l’incremento del rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo, come ampiamente documentato dalle indagini delle nostre forze di polizia, di Europol e della Uif. È ovvio che risulta più facile eludere le norme sulla verifica della clientela se non la si fa passare attraverso le classiche forme di identificazione presso sportelli fisici. L’altro grande rischio che stiamo correndo – e che è stato giustamente paventato dagli stessi autori della ricerca qui in un commento – è quello della disintermediazione del sistema bancario a favore di concorrenza sleale, soprattutto da parte di intermediari abusivi ed usurai. Solo da ultimo si sono aggiunti gli hackeraggi di siti di banche in tutto il mondo, ma questi sono forse più controllabili degli altri due pericoli sui quali invito a riflettere.

*Prof. Avv. Ranieri Razzante, Consigliere per la Cybersecurity del Sottosegretario alla Difesa 

Ranieri Razzante*

Dottore commercialista e Revisore dei conti, Avvocato in Roma.
Consigliere per la Cybersecurity del Sottosegretario alla Difesa.
Docente di “Intermediazione finanziaria e Legislazione antiriciclaggio” nell’Università di Bologna (sede di Forlì), e di “Diritto dell’Economia” presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale.
Docente titolare altresì di “Legislazione antiriciclaggio e antiterrorismo” presso gli Istituti di Istruzione delle Forze dell’ Ordine.
È stato Consulente della Commissione Parlamentare Antimafia.
Fondatore e Presidente dell’Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio (AIRA). Dirige il “Centro di Ricerca sulla Sicurezza ed il Terrorismo” (CRST) in Roma.
Opinionista TgCom 24 e Rai su tematiche legate alla Sicurezza e alla Geopolitica.
Direttore delle riviste “Diritto penale della globalizzazione” e “Antiriciclaggio & Compliance”.

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