I terreni di scontro in questa campagna elettorale sono molti. Ma quello della politica estera merita un’attenzione particolare. Su temi come il fisco, le pensioni, gli immigrati, il Pnrr, i bonus etc., si sa, i partiti ne dicono di tutti i colori e la confusione delle lingue è elevata. Al punto che si sparano cifre discordanti sulla portata di provvedimenti generando confusione nel già disilluso elettorato. Sulla politica internazionale tutti questi giochetti non sono ammissibili. Occorre chiarezza estrema e non diplomatiche e fumose dichiarazioni.
È un bene che centrodestra e centrosinistra si confrontino a viso aperto sulla collocazione internazionale dell’ Italia, anche a costo di far emergere divergenze interne alle due coalizioni.
Il punto principale è la scelta atlantica, con il rapporto storico con gli Stati Uniti, la partecipazione convinta alla Nato e la condanna fattiva e non solo parolaia dell’aggressione russa all’Ucraina. Su questo punto la leadership del centrodestra di Giorgia Meloni è una garanzia, rispetto alle oscillazioni e alle ambiguità in cui si è prodotto Salvini e, con sfumature diverse, anche Berlusconi.
Nel centrosinistra Letta dovrà faticare non poco per tenere a bada le scelte di Sinistra italiana che è ostile alla Nato e contraria a sostenere militarmente l’Ucraina. Nei prossimi mesi le tensioni internazionali potrebbero salire e coinvolgere anche la Cina Anche nei confronti di Pechino i partiti devono dire chiaramente come la pensano e farlo con coerenza, perché non si può dare un colpo al cerchio e una alla botte, dirsi atlantisti ma poi strizzare l’occhio al Dragone. Gli accordi affrettati e superficiali del Governo Conte con la Cina per favorire la Via della Seta sono stati una brutta pagina della nostra diplomazia.
E poi c’è l’Europa. Anche su questo tema occorre fugare incertezze. Si possono avere sensibilità diverse sulle prospettive di lungo termine della costruzione europea ma non si può far finta che l’Europa di oggi sia la stessa Europa dell’austerità a tutti i costi, quella, per intenderci, che ha massacrato la Grecia. Con il Next Generation Eu e la prima vera condivisione del debito, l’Europa è diventata più vicina ai cittadini perché finalmente si è occupata dei loro problemi e non solo di burocratiche e macchinose regolamentazioni e di astratti parametri da rispettare.
L’Italia è un Paese molto esposto per il suo debito. L’ Europa è stata molto generosa con noi dandoci oltre 200 miliardi per ripartire dopo la pandemia. Un’Europa amica dell’Italia merita una politica europea autorevole che ridia al nostro Paese, fondatore dell’Unione, il ruolo di traino che merita e che negli anni prima del Governo Draghi non aveva mai esercitato.