sabato, 16 Novembre, 2024
Economia

Riforma fiscale. Tutto da rifare 

La legge delega di riforma fiscale sarà archiviata con un nulla di fatto. Il sipario è già sceso con la decisione in sordina del Senato – dopo liti e contestazioni sulle scelte – di completare la discussione della riforma a settembre con la ripresa dei lavori del Parlamento. Tre settimane dopo, tuttavia, con il voto del 25 settembre ci saranno tra i banchi i neo eletti che decideranno la nascita di un nuovo Governo. Sarà difficile pensare che una delle riforme più attese e controverse non subirà un nuovo cambio. Un ripensamento radicale delle scelte finora portate avanti a fatica dalla maggioranza del Governo dimissionario del presidente Mario Draghi.

Una riforma in soffitta

La bocciatura definitiva della legge delega di riforma fiscale appare quindi scontata. Salvo miracoli politici. Le nuove norme – dal Catasto alla revisione Irpef, dal regime forfettario al cashback fiscale – sono state volute da tutti e nel contempo avversate un po’ da tutti sotto la spinta contraddittoria di una maggioranza dove sono prevalse le divisioni rispetto alla bandiera del progetto di coesione riformista issata dal presidente del Consiglio.

Fisco, Draghi e Pnrr

L’iter della riforma ha visto anche la sollecitazione del premier Draghi a fare in fretta, così dopo mesi di discussioni in Commissione alla Camera la legge è approdata nell’Aula di Montecitorio ed è stata approvata in due giorni. Poi il ritorno al Senato e il rinvio al 6 settembre, quindi visti e tempi e la crisi politica, sostanzialmente ad un nulla di fatto. La maggioranza di Governo su tutti i punti chiave ha fatto difficoltà a trovare una convergenza, si è proceduto tra una mediazione e l’altra, e l’intervento del Governo. Con il premier Draghi che ha ricordato in più di una occasione che sulla approvazione della riforma c’era l’impegno decisivo per il percorso attuativo del Piano nazionale di Ripresa.

La riforma che non c’è

La legge delega di riforma fiscale aveva in sé numerosi capitoli che avrebbero modificato un gran numero di norme e, almeno stando ai presupposti, snellito le procedure e ridotto fin dove possibile la burocrazia. Tra gli articoli in discussione e, in questo caso approvati e diventati legge, c’erano la revisione Irpef, il regime forfettario e cashback fiscale. Rimasti sospesi gli altri articoli, tra cui al punto 3: Ires e tassazione redditi d’impresa; l’articolo 4: razionalizzazione IVA e accise; l’articolo 5: graduale superamento dell’Irap; l’articolo 6: revisione del Catasto; l’articolo 7: addizionali Irpef sostituite da sovrimposte; l’articolo 8: revisione del sistema di riscossione; l’articolo 9: codificazione di norme tributarie; l’articolo 10: niente aumento delle tasse.

Sul catasto liti e accordi

Il dibattito politico e di Governo si è particolarmente animato sulla riforma del Catasto fino a trovare una intesa. La legge delega finora approvata prevede una ulteriore classificazione degli immobili entro il 2026 volta all‘emersione di immobili fantasma e altre tipologie di irregolarità catastali.

Casa, stop aumenti di tasse

Un fondamento della legge era la parete relativa alla riforma del Catasto – posto che la casa per gli italiani e il Parlamento è un bene inviolabile e non più tassabile – c’è stato il dibattito e il successivo impegno corale a non aumentare la pressione fiscale. Così nell’iter finora approvato resta la clausola che impedisce che i nuovi dati catastali possano portare a un incremento della pressione fiscale. Deciso anche un meccanismo che  sdoppia la rendita catastale. Una resta quella attuale e servirà per calcolare imposte e Imu (che in questo modo non sale perché resta rapportata alla stessa rendita catastale); una seconda rendita, periodicamente aggiornata, terrà conto dei parametri che definiscono i valori di mercato.

Irpef, la riforma che c’è

Una parte della riforma è stata comunque fatta, ovvero quella relativa alla Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef).
La riduzione da cinque a quattro degli scaglioni, la rimodulazione delle aliquote e quella delle detrazioni sono state integrate nella Legge di Stabilità 2022 e quindi si applicano dalle dichiarazioni 2023 relative all’anno fiscale in corso. Ci sono inoltre categorie di lavoratori, ad esempio dipendenti e i pensionati, che ne stanno già sperimentando gli effetti da gennaio di quest’anno in busta paga o nel cedolino la pensione.
Per il regime forfettario, invece, sono intervenute modifiche, con l’introduzione di uno scivolo biennale di uscita per chi supera il tetto dei 65mila euro, purché resti sotto gli 85mila euro di fatturato.
 

Le decisioni attuate

Il via libera è stato dato alla introduzione del Cashback fiscale sulle spese sanitarie, il contribuente può scegliere se applicare la detrazione Irpef al 19% in dichiarazione dei redditi o farsi rimborsare la corrispondente somma trimestralmente sul conto corrente.

Irap e banche dati

La delega prevede il graduale superamento dell’Irap (percorso peraltro già avviato con la Manovra 2022), e la valorizzazione degli strumenti informatici e delle banche dati in chiave anti-evasione (anche utilizzando i dati della fatturazione elettronica).

Tutto da rifare?

La campagna elettorale che partirà dopo Ferragosto sarà incentrata molto sui temi economici e finanziari. Sarà difficile pensare che i partiti non avranno nuove proposte elettorali sul fisco. Ogni schieramento avrà una sua ricetta: chi invocherà la flat tax e chi maggiori controlli sui redditi e un inasprimento del fisco. Chi vorrà tassare gli immobili e chi, invece, farà barricate. Il risultato che il 6 settembre la riforma della delega fiscale faticosamente messa in piedi sarà rimessa nel cassetto.

Faraone: fatto grave

“Credo che sia grave che il Senato non abbia votato la legge delega di riforma fiscale entro la sessione estiva e con il rischio che non venga mai approvata”, sottolinea con disappunto Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia Viva, a margine della conferenza dei Capigruppo a Palazzo Madama, “Una riforma che avrebbe potuto semplificare gli adempimenti fiscali di famiglie ed imprese l’Irpef, ires, iva, Irap. Invece no. Ancora una volta i partiti che hanno tolto la fiducia al governo Draghi hanno preferito continuare il percorso di scollamento profondo tra politica e realta’, rendendo la legge delega inutile e trasformandola in un’arma da agitare in campagna elettorale”.
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