Fino ad oggi, il fondo Salva-Stati ha concesso un capitale di oltre 254 miliardi di euro di cui hanno beneficiato la Grecia, l’Irlanda, Cipro, il Portogallo e la Spagna. L’intervento del MES può avvenire sotto varie forme: si può trattare di un prestito economico, dell’acquisto di titoli di Stato, di programmi di credito precauzionale o di prestiti per la ricapitalizzazione indiretta delle banche. Per avere accesso al piano di assistenza, come già detto, è però necessario sottoscrivere un programma di risanamento macroeconomico e sottoporre il debito pubblico ad una serrata analisi di sostenibilità da parte della Commissione Ue e del Fondo monetario internazionale.
Con la riforma del MES, il suo ruolo sarà rafforzato in futuro, andando a prendere un peso politico più rilevante nei confronti della Commissione, inoltre potrà fungere da mediatore in caso di ristrutturazione del debito pubblico di uno Stato e un Paese potrà avere accesso all’aiuto economico solo se interverrà forzosamente per far scendere il debito.
La riforma voluta dai “rigoristi” del Nord Europa cerca di rendere più facile “ristrutturare” il debito pubblico di un paese che chiede aiuto al MES.
I privati invece che hanno prestato soldi agli stati in crisi sotto forma di titoli di stato dovranno perdere una parte del loro investimento nel momento in cui scatterà un pacchetto di aiuti.
Una ristrutturazione del debito pubblico italiano quindi rappresenterebbe una pistola fumante puntata alla tempia del paese e dei nostri risparmiatori e che potrebbe portare il paese ad avvolgersi in un vortice con conseguenze importanti sull’economia reale, poiché i mercati farebbero presto a declassare i nostri titoli di Stato, uno strumento quindi nelle mani dei mercati per speculare sul nostro Paese e che potrebbe condurre ad una forte riduzione del valore dei nostri titoli di Stato con un grave danno per i nostri risparmiatori.