Nelle statistiche degli ultimi anni appare che ogni anno nel solo distretto di Napoli si contano circa cento casi di ingiusta detenzione. “Molte persone entrano in cella da innocenti – dice Samuele Ciambriello, Garante della Regione Campania – e da persone sane per poi uscire ammalate. Tante aggressioni ai danni degli agenti vedono protagoniste persone con problemi psichici. A Poggioreale c’è un Sert per i tossicodipendenti, ma le condizioni sono disumane: 8-10 persone in una stanza. Nella sezione dei cosiddetti sex offender c’è una stanza, la 55bis, che ospita 12 detenuti e ha solo una finestra».
La cella 55bis è, dunque, quella dei detenuti che si trovano in carcere per reati a sfondo sessuale. In questo luogo il cielo è ridotto a uno spazio di pochi centimetri quadrati, la luce praticamente non esiste. C’è una sola piccolissima finestra che dovrebbe dare ossigeno alle dodici persone che ospita.
I letti sono posizionati uno sull’altro, un piccolo spazio sostituisce sia il bagno che la cucina, il frigorifero c’è grazie alle donazioni fatte dal garante dei detenuti così come un piccolo ventilatore; le blatte spuntano dai materassi, sgabelli che non bastano per tutti, niente spazio né tantomeno privacy.
Anche telefonare ai familiari è un problema: un solo agente di polizia penitenziaria deve gestire il malumore di oltre cento detenuti esasperati che spesso non riescono a mettersi in contatto con i parenti a causa di guasti alle apparecchiature o di ritardi nella tabella delle prenotazioni. Sopravvivere è difficoltoso nella cella più affollata d’Italia e d’Europa e, con il terribile caldo di questo luglio, la cella è un vero inferno in terra.
La Cassazione ha recentemente precisato che ogni detenuto ha diritto ad almeno tre metri quadrati calcolati al netto delle suppellettili. Ma il bilancio reale non è positivo. “Anni fa – spiega il garante Ciambriello – il Ministero della Giustizia stabilì che in ogni piano dei penitenziari ci fosse una cella vuota da destinare alla socialità. A Poggioreale, invece, tutti gli ambienti sono pieni e questo porta inevitabilmente all’annientamento fisico e psicologico dei detenuti. Un isolamento nell’isolamento che collide col divieto di trattamenti inumani previsto dalla Costituzione”. Muri alti e resistenti che il garante regionale, insieme al garante della città metropolitana di Napoli, Pietro Ioia, cercano di scavalcare, ma con estrema difficoltà.
Tante parole sono state dette per migliorare il sistema penitenziario. La ministra Cartabia durante il suo mandato aveva espressamente detto che il carcere sarebbe stata la sua priorità, ma la realtà ci dice che il complesso degli edifici carcerari fa ancora acqua da tutte le parti, sia per i detenuti sia per chi in carcere ci lavora quotidianamente. Ora che il Governo è caduto si dovrà ricominciare da capo e sarà tutt’altro che facile definire una riforma penitenziaria che possa risollevare e migliorare le carceri italiane.