È una storia tutta italiana. Nel 2018 un terzo degli elettori si affidò ai grillini. Promettevano di instaurare il Bene spazzando via il Male che, secondo loro, aveva regnato in Italia. Si sentivano animati dal sacro fuoco, come moderni Templari, votati a purificare le istituzioni, a dire NO a tutto ciò che andasse contro la loro visione pre-industriale e confusa della realtà. Una valanga di slogan veniva martellato nelle piazze in delirio per il comico di Genova e in compiacenti talk-show tv da un gruppo dirigente fatto di abili parlatori con il cv stitico quanto a titoli di studio ed esperienze qualificanti di lavoro.
Forti del 33% dei voi entrarono nella stanza dei bottoni dalla porta principale e ne presero possesso. Rimasero ininterrottamente al governo per 4 anni e 7 mesi. Dei tre governi della 18esima legislatura ne guidarono due con due opposti alleati ma sempre con la stessa persona, Giuseppe Conte che poi divenne anche il loro comandante in seconda, sotto lo scettro del capo supremo Beppe Grillo.
In 4 anni subirono varie scissioni, l’uscita di scena di un capopopolo, Di Battista, e l’esodo di un terzo del partito provocato dall’artefice della vittoria elettorale del 2018, Luigi Di Maio. Conte aiutato da Salvini e Berlusconi fece cadere il governo Draghi e ruppe i ponti col Pd che lo aveva pazientemente vezzeggiato dall’agosto del 2019.
Dopo aver scoperto sulla loro pelle -e su quella degli italiani- che governare è una cosa seria e difficile e che non basta avere buone intenzioni se poi si compiono scelte disastrose, dovevano decidere: continuare a misurarsi con la realtà, dimostrare di aver imparato dai loro errori, darsi finalmente una cultura di governo oppure mettere le lancette dell’orologio indietro e tornare nella loro vecchia e comoda nuvola distante dalla realtà dalla quale scagliare fulmini e saette sul mondo.
Scelsero la seconda strada. E cominciarono a cercare alleati nella sinistra estrema e tra gli ecologisti massimalisti. C’era però un piccolo problema: nel 2108 avevano vinto perché erano “nuovi” e non avevano mai governato. Nel 2022 si presentavano agli italiani dopo esser rimasti ai comandi per 4 anni e 7 mesi. Con chi se la potevano prendere se non con loro stessi?
Il populismo può aiutare a vincere, rende impossibile governare ma si ritorce contro se chi lo predica ha avuto il potere e non l’ha saputo usare. Le fiabe fanno presto a diventare un incubo.