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PALAZZO CHIGI,SEDE DEL GOVERNO, PIAZZA COLONNA

Governo, il giorno della verità

Oggi al Senato e domani alla Camera il voto sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio
mercoledì, 20 Luglio 2022
1 minuto di lettura

Non accetterà di restare a Palazzo Chigi a qualsiasi costo. Tutt’altro. Rimarrà se avrà la fiducia convinta su un programma chiaro, senza se e senza ma. Niente diktat o ricatti. Altrimenti nulla e nessuno lo tratterrà un minuto di più.

Lo aveva fatto capire dimettendosi dopo aver constatato la mancata fiducia di un partito di Governo. Da quando Mattarella lo ha rimandato alle Camere non c’è stato nessun cambiamento di rotta e di umore da parte di Conte, il grande accusatore di Draghi. L’impressione è che Conte sia ben lieto di andare all’opposizione ma vuole sentirsi “cacciato” per fare la vittima e non si vuole assumere la responsabilità della rottura.

 Sulla carta Draghi dovrebbe confermare il suo ritiro. E il Paese andare dritto alle elezioni. Ma c’è stato un pressing da parte di associazioni sociali e produttive, di molti sindaci, delle cancellerie occidentali. In tanti hanno chiesto a Draghi di fare un sacrificio e di accettare di guidare un nuovo Governo.

Il Quirinale osserva senza interferire ma avendo ben chiaro che il bene primario è la stabilità. Ma non a tutti i costi. Servono maggioranze non ambigue anche se eterogenee, date le emergenze. ma se non si trovano il voto della primavera 2023 può essere anticipato o subito o non ai primi dell’anno prossimo.

Draghi non si farà imporre diktat dai 5S. Conte gli ha mandato 9 punti alcuni dei quali sono già nel calendario degli impegni del Governo. Draghi non cederà perché darebbe motivo anche ad altri, Lega in testa, di imitare il giochetto di Conte.

La tempesta che sta squassando i 5S dimostra che la linea di Conte, pur maggioritaria ha degli oppositori che non intendono retrocedere. D’altro canto come si fa a chiedere ai deputati 5S che hanno votato una settimana fa la fiducia di fare il contrario?

L’impressione è che Conte sia ben lieto di andare all’opposizione ma vuole sentirsi “cacciato” per fare la vittima e non si vuole assumere la responsabilità della rottura.

D’altro canto, a parte il Pd che è in grande imbarazzo, le forze del centrodestra di Governo hanno posto una condizione: si a Draghi ma senza i 5 Stelle. Altrimenti parola agli elettori.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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