Ripensare le attuali leggi che regolano il lavoro di persone straniere in Italia senza permesso di soggiorno è l’obiettivo della campagna “Ero straniero – L’umanità che fa bene”, lanciata nel 2017 da Radicali Italiani, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ACLI, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto, CILD, insieme a Oxfam, ActionAid, Legambiente, Scalabriniani, AOI, Federazione Chiese Evangeliche Italiane (Fcei), Comunità di Sant’Egidio, Fondazione Migrantes, Caritas italiana, CGIL, Altromercato, Emergency e decine di altre organizzazioni, con il sostegno di centinaia di sindaci. Ad accomunare le tante associazioni è la volontà di portare avanti una politica più umana nei confronti di chi si trova a essere un cittadino di serie B e di aiutare i tanti stranieri che vivono già in Italia e che vorrebbero lavorare regolarmente, ma che non ne hanno la possibilità. I datori di lavoro che vorrebbero assumerli in modo legale sono ugualmente bloccati. Quindi, pur essendoci domanda e offerta, il sistema attuale impedisce loro di incontrarsi.
Le proposte di “Ero straniero”
Per regolarizzare gli ingressi e aprire nuovi canali, a vent’anni dalla Bossi-Fini considerata anacronistica, oltre a un Disegno di legge bloccato in Parlamento da marzo 2020, depositato con 90.000 firme, il gruppo di “Ero straniero” ha presentato proposte concrete: il rilascio di un permesso di soggiorno temporaneo (12 mesi) per la ricerca di occupazione e attività d’intermediazione tra datori di lavoro italiani e lavoratori stranieri non comunitari; la reintroduzione del sistema dello sponsor ossia il sistema a chiamata diretta; la regolarizzazione su base individuale degli stranieri “radicati” sul modello della Spagna e della Germania; misure per l’inclusione attraverso il lavoro dei richiedenti asilo; godimento dei diritti previdenziali e di sicurezza sociale maturati per i lavoratori extracomunitari che decidono di rimpatriare definitivamente.
E ancora: uguaglianza nelle prestazioni di sicurezza sociale (assegno di natalità, indennità di maternità di base, sostegno all’inclusione attiva ecc.), anche per chi non sia in possesso di un permesso di lungo periodo; diritto alla salute dei cittadini stranieri, ossia l’accesso alle cure anche per gli stranieri non iscrivibili al Sistema Sanitario Nazionale, inclusa la possibilità di iscrizione al medico di medicina generale, onde garantire la continuità delle cure, e il riconoscimento ai minori, figli di cittadini stranieri, indipendentemente dallo stato giuridico, degli stessi diritti sanitari dei minori italiani.
Bonino: “Dopo 20 siamo ancora qui…..”
La pandemia ha evidenziato ancora di più le carenze della legislazione attuale, ma a tutt’ora manca un progetto lungimirante, che abbia l’obiettivo di mettere fine alla precarietà di tanti lavoratori e lavoratrici, come è stato anche ricordato durante il convegno “Immigrazione tra lavoro e diritti. Una riforma necessaria” di giovedì scorso, tenutosi nella Sala Zuccari del Senato. “Siamo ancora qui – ha detto con rammarico la senatrice Emma Bonino in apertura dei lavori – anche se ho l’impressione che la consapevolezza nel nostro Paese sia un po’ migliorata vista la necessità che abbiamo di loro riconosciuta a gran voce da molti settori industriali e commerciali”. Finora, però, sono stati fatti solo interventi isolati, di natura emergenziale, come la sanatoria del 2020 o il decreto flussi di inizio anno, che ha previsto quasi 70mila ingressi, circa il doppio rispetto agli anni precedenti. Ma non sono misure inserite in uno sguardo più ampio e sono, in ogni caso, troppo modeste rispetto al numero delle richieste. Quest’anno sono state 220mila, più del triplo dei posti messi a disposizione.