domenica, 17 Novembre, 2024
Lavoro

Norme tante, controlli zero

La tempesta perfetta che travolge tanti settori del nostro Paese con raffiche di illegalità che seminano morti, danni e furti ai danni della collettività è un mix di norme eccessive, contorte, a volte contraddittorie, non armonizzate e una incredibile carenza strutturale di controlli e ispezioni.

Vittime di questa tempesta siamo un po’ tutti. A cominciare dai lavoratori.

Ogni anno in Italia muoiono sul posto di lavoro più di mille persone: nel 2018, 1133. Se si pensa che durante i 18 anni di guerra in Afganistan le forze della coalizione internazionale a fianco degli USA hanno subito 3514 morti, si capisce che per un lavoratore italiano andare a faticare è peggio che andare a combattere contro i Talebani.

Perché questo succede? Forse perché le norme sulla sicurezza del lavoro non esistono? Tutt’altro!! Ce ne sono, e sono anche all’avanguardia. Ma sono troppe, ingarbugliate. E, comunque, mancano coloro che dovrebbero controllare che esse vengano applicate. Sono meno di 4000 gli ispettori del lavoro sul campo e ognuno fa in media 15 ispezioni per un totale di 60.000 l’anno… Le aziende che se ne fregano di rispettare le norme sulla sicurezza possono dormire sonni tranquilli: le possibilità che un’azienda possa subire una ispezione sono pochissime, circa 1 ispezione ogni 11 anni.

Stesso discorso vale per la sicurezza delle nostre strade, autostrade e della rete dei trasporti in generale. Si tratta del sistema sanguigno del nostro complicato Paese, pieno di montagne e colline dove gallerie e viadotti sono numerosissimi. Per tenere sotto costante monitoraggio questo reticolo occorrerebbe un esercito di ispettori che stiano sempre sul campo e non dietro le scrivanie del Ministero. E invece? Invece questi ispettori che già sono pochi, devono anticipare le spese delle loro trasferte che vengono rimborsate solo dopo 4-5 mesi. Le ispezioni così si sono dimezzate: erano circa 1500 nel 2014 e dal 2015 sono diventate meno di 800. Come si può pensare di tenere sotto controllo l’intera infrastruttura dei trasporti con 800 ispezioni l’anno? È una pura follia.

E che dire dell’evasione dei contributi previdenziali che l’INPS dovrebbe fare di tutto per contrastare viste le difficoltà in cui versano le casse per pagare le pensioni? Anche qui le norme non mancano e paiono pure severe, ma gli accertamenti sono scesi dai 72.000 del 2013 ai 40 mila del 2015 ai 24.500 del 2017.
Si potrebbe continuare anche per altri settori, ad esempio il contrasto all’evasione fiscale. Quanti controlli effettivi riesce a compiere la Guardia di Finanza rispetto a quelli che sarebbero necessari? Pochi, perché si deve occupare anche di altre attività che potrebbero essere svolte tranquillamente da Carabinieri e Polizia.
Un esempio, un comando della Guardia di Finanza che dispone di 60 uomini e ha giurisdizione su un territorio di circa 800.000 persone, particolarmente ricco di attività commerciali e imprenditoriali, riesce a fare solo 60 verifiche fiscali…

In sintesi, in Italia l’illegalità a tutti i livelli dilaga anche perché i controlli sono scarsi e inadeguati. La colpa? Di chi governa le amministrazioni pubbliche. Avete mai sentito un Ministro del Lavoro o delle Infrastrutture che decide di triplicare, in tempi rapidi, il numero degli ispettori sul lavoro, sulla previdenza, sulla sicurezza e adeguatezza della rete stradale, autostradale e ferroviaria? Mai. E allora dobbiamo ritenere che questi Ministri siano corresponsabili di quello che succede. Ma un altro soggetto che non può lavarsene facilmente le mani è il sindacato. La sicurezza del lavoro, del rispetto dei diritti previdenziali dovrebbe essere una priorità assoluta. I sindacati dovrebbero essere attentissimi suoi luoghi di lavoro e in mancanza di controlli, sostituirsi allo Stato e fare i cani da guardia del rispetto delle norme che sistematicamente vengono violate. Il Governo del Pd e dei 5 Stelle dovrebbe avere una grande sensibilità per questo tema e dare un segnale chiaro di svolta. ma finora l’encefalogramma è piatto.

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