Il dopo-Boris è cominciato e passa per l’elezione del nuovo leader del Partito Conservatore che, secondo le regole del gioco, diventerà anche il nuovo Primo Ministro. Il processo prevede una competizione interna tra diversi aspiranti leader, gli attuali cinque in lizza diventeranno due entro giovedì prossimo, poi toccherà ai centomila membri del partito decidere sul nome. Fine dei giochi entro il 5 settembre.
La contesa
In un momento storico in cui l’uno-due Johnson-Draghi rischia di mettere in seria difficoltà l’asse atlantista, in cui il Fondo Monetario Internazionale rivede al ribasso la crescita mondiale e in cui i paesi dell’OCSE arrancano, questa competizione assume un significato particolare.
Assecondando il vecchio adagio per cui ogni cosa che si muova sia degna di scommessa soprattutto quanto la contesa è assai incerta, i bookmaker fanno le quote. Favorita sembra Penny Mordaunt nonostante l’altro atteso finalista, Rishi Sunak, sia da sempre considerato il prossimo inquilino di Downing Street. La chiave diventa quindi capire cosa vogliono gli elettori conservatori e, contestualmente, chi sono e cosa hanno da offrire i due possibili finalisti. Partiamo da qui.
Penny e Rishi
Due quarantenni. Penny Mordaunt, 49 anni, ministro del commercio, associa posizioni marcatamente pro-Brexit al liberalismo sociale. I maligni dicono che sia più famosa per la partecipazione a un programma televisivo che per le sue battaglie politiche. Lei però ha giocato la carta di un passato nella Royal Navy che ha fatto breccia.
Sul fronte opposto, Rishi Sunak, 42 anni, rampante ex-cancelliere dello scacchiere con una moglie milionaria di recente finita al centro di uno scandalo fiscale, ha promesso di sposare una linea di chiara ispirazione thatcheriana a dure politiche fiscali, cosa che fatto inarcare più di qualche sopracciglio.
Cosa vogliono gli elettori conservatori?
In un’isola che dipende totalmente dagli umori del freddo Oceano Atlantico, a spaventare è l’inverno incipiente e quindi il costo dell’energia. A questo si associano tutti gli elementi legati al caro vita ovvero inflazione, bassa crescita economica e la produttività industriale. Si tratta di elementi strutturali di lungo termine che, tuttavia, non trovano corrispondenze nelle agende dei candidati alla successione di Boris Johnson.
Sul fronte tasse, tema molto caro all’elettorato tory, c’è una spaccatura netta tra chi sostiene che sia necessario tagliare la spesa pubblica e chi vorrebbe mantenere tutto com’è. Solo una minoranza sarebbe favorevole all’aumento dell’imposizione fiscale.
Cosa ci possiamo aspettare?
Allargando il focus a tutto l’elettorato britannico, solo il 5% si dice favorevole al taglio della spesa pubblica. Insomma, un bel rebus che sembra dar ragione alle previsioni dei bookmaker in vista della prossima tornata elettorale. Certo è che, nel bel mezzo di una delicata crisi di sistema, sono in molti a sperare in un fresh start. Ovvero, nonostante l’incertezza c’è voglia di voltare pagina.