Il direttore dell’Aiea (l’Agenzia internazionale per l’energia atomica dell’Onu) Rafael Grossi ha avvertito: “La bomba? È solo questione di tempo”. Attualmente l’Iran ha poco più di 43 kg di uranio arricchito al 60%. Manca pochissimo tempo e tutti gli obiettivi saranno raggiunti. Quanto tempo? Quanti anni? Forse non è più il caso di parlare di anni ma di mesi, pochi mesi…
Lo hanno capito già da tempo gli israeliani che hanno intensificato operazioni di intelligence sul terreno andando a colpire addetti militari, tecnici e fisici iraniani. Attività condotte con specialissime forze di intervento oltre i confini nazionali e neutralizzando attività strategiche. Ma tutto ciò, secondo gli analisti, non impedirà agli iraniani di raggiungere i propri obiettivi.
Una Repubblica islamica che entra nel ristrettissimo club nucleare minaccia direttamente l’equilibrio regionale: potrebbe indurre le monarchie del Golfo (cui non mancano le risorse) ad azzardare mosse analoghe; il rischio di innescare una spirale incontrollata è dietro l’angolo in una parte del mondo dove i micro conflitti sono sempre latenti come fiamme che languiscono sotto la brace. Le ambizioni di molti protagonisti nell’area (Arabia Saudita, Emirati, Qatar) spesso confliggono e una potenza nucleare alle porte aggiunge incertezze.
La politica americana segue infatti l’evoluzione geopolitica dell’area con un rinnovato attivismo: riallacciati i rapporti con i sauditi semmai il presidente Biden deve evitare che un’azione interventista israeliana contro gli iraniani scappi di mano al controllo della diplomazia e dia fuoco all’intera regione. Restano sullo sfondo le sfide energetiche scatenate dalla guerra ucraina.
Se il Venezuela improvvisamente è rientrato nei giochi dei grandi produttori di petrolio di cui si ha bisogno, anche l’Iran si è reso disponibile a tornare a produrre ingenti quantità di oro nero, superando le strettoie del mercato clandestino in cui ora rimane confinato. E se Teheran ha tutto l’interesse a far revocare le sanzioni, gli americani non possono tenere un fronte aperto in Medio Oriente con una crisi europea in pieno sviluppo.
Sarà anche per questo che dagli incontri in Qatar ripresi a fine giugno, pur in mezzo alle difficoltà, traspare la volontà di continuare a mettere intorno a un tavolo Iran e Usa. Ed è singolare l’ingresso nella partita diplomatica dell’India sempre più attiva nei vertici del Golfo. Joe Biden sarà nell’area nelle prossime settimane e farà un tour per richiamare l’attenzione sul pericolo iraniano. Giochi complicati e su più fronti. Con vecchi e nuovi soggetti in una partita sempre più simile a un risiko.