Il segretario del Pd ha messo sotto scacco sia il M5S sia la Lega. Che ora faranno di tutto per frenare e dire che sono stati fraintesi. In sostanza: il Pd non sosterrà nessun altro Governo. Quindi se Conte ritira i ministri, il Pd lascia la maggioranza e si va dritti alle elezioni anticipate entro ottobre. Stesso scenario se Salvini fa qualcosa di simile alle mosse di Conte.
La tradizionale prudenza del segretario del Pd ha lasciato il posto ad una scelta dura che sicuramente piacerà non solo a Draghi ma anche a Giorgia Meloni. E stavolta forse anche Calenda, Renzi e il gruppone di centro non potranno non apprezzare la decisione di Letta.
Il Pd non aveva alternative. Non poteva assistere allo spettacolino di chi gioca a freccette considerando Draghi una sorta di mite San Sebastiano votato al martirio Forte del consenso crescente che gli viene riconosciuto nei sondaggi, euforico dopo il buon risultato alle amministrative Letta si sente con le spalle coperte, alza la posta e, come si dice in gergo, va a vedere le carte dei due, Conte e Salvini, che al tavolo verde minacciano sempre rilanci irraggiungibili.
Conte in un angolo
Chi è più spiazzato di tutti è Conte: ormai è in balia di una tempesta di onde incrociate, le peggiori che possano capitare ad una barca dall’incerta rotta.
In sostanza Letta lancia un messaggio terribile a Conte: se rompi con Draghi, rompi anche con me. E se Conte rompe col Pd rimane totalmente isolato, con un partito brandelli e con altre inevitabili emorragie di parlamentari. Un disastro totale per l’avvocato che ora tocca con mano quanto sia stato enorme il suo errore quando n ha scelto di non crearsi una sua formazione politica e si è andato a impaniare nelle reti ingarbugliate del Movimento di Grillo. Il quale ,in cuor suo, gongola perchè vede confermate le sue previsioni negative su Conte e si sente più che mai il dominus assoluto della sua creatura, ancorché ridotta ad un terzo rispetto al 2018.Grillo è realista e sa che ogni parabola prevede una curva discendete.L’0importante per lui è essere sempre l’unico che detta la linea.
Meloni aspetta Salvini al varco
Chi, sotto sotto, stasera stappa una bottiglia di champagne è Giorgia Meloni : non solo è contenta se si va a votare subito ma da tempo chiede al centrodestra di mollare Draghi. Se Salvini e Tajani non faranno nulla, -come è probabile-la fuga verso Fratelli d’Italia continuerà a danno di Lega e Forza Italia.
I sorrisi agrodolci di Renzi e Calenda
La mossa di Letta toglie, almeno per qualche giorno, argomenti sia a Renzi che a Calenda: devono prendere atto che il Pd mette in un angolo Conte e rafforza ulteriormente Draghi. E devono riconoscere che il Pd stavolta fa sul serio. Ne saranno felici? Fino ad un certo punto. Se per caso Conte dovesse rompere con letta dovrebbero comunque accettare Di Maio nel campo largo e andare al voto con questa legge elettorale che li costringe ad allearsi nei collegi uninominali.
Il tempismo di Di Maio
Il ministro degli Esteri ha calcolato bene i tempi della scissione e ora si gode lo spettacolo. Si è liberato del giogo di Grillo e delle pretese di leadership di Conte. Ha messo a nudo le contraddizioni del Movimento e adesso aspetta che il campanello della sua porta ricominci a squillare. Senza terzo mandato e con il K.O. tecnico inferto da letta, beh alcuni dei 5 Stelle staranno meditando.