Il Governo riduce il peso di Iva e accise per contenere i costi dell’energia elettrica e del gas. Un decreto che ha effetto sul terzo trimestre dell’anno in corso, e sarà di aiuto alle famiglie, e alle categorie particolarmente esposte come i “professionisti della strada”. Il decreto darà una mano a garantire la liquidità delle imprese che effettuano stoccaggio di gas naturale. Le decisioni sono arrivate ieri pomeriggio con il via libera del Consiglio dei ministri.
Prezzi, il Cdm vara gli aiuti
“Oggi abbiamo prorogato per il prossimo trimestre le misure a sostegno di imprese e famiglie”, ha commentato il ministro della Famiglia Elena Bonetti, “un ‘ulteriore conferma dell’impegno del governo. A breve ci sarà un altro provvedimento per il contenimento dei prezzi dei carburanti, per contenere i prezzi. Ci sarà un provvedimento a parte da parte dei ministeri competenti”.
Il tema energia e l’eventualità di un price cap saranno anche sul tavolo del Consiglio europeo che di terrà oggi è domani ma non si prevedono “decisioni operative” se non dopo l’estate, dicono fonti Ue.
Imprese, ristori per lo stoccaggio
Il Consiglio dei ministri ha inoltre dato semaforo verde alle garanzie finanziarie della Sace, la società pubblica per l’assicurazione del credito, saranno estese fino al 31 dicembre 2022 alle imprese che effettuano stoccaggio di gas naturale in Italia, secondo quanto prevede la bozza del nuovo Decreto legge Energia. Si estendono alle imprese degli stoccaggi le garanzie sul credito della Sace già previste nel Decreto Aiuti del 17 maggio scorso per le imprese danneggiate dalla guerra in Ucraina, dalle sanzioni contro la Russia e dalle ritorsioni di quest’ultima.
Nuove tasse agli extra profitti
La bozza prevede anche per il 3° trimestre del 2022 uno stanziamento di 2.080 milioni per la proroga dell’azzeramento degli oneri generali di sistema nel settore elettrico, 480,98 milioni per la riduzione dell’Iva sul gas, 470 milioni per l’azzeramento degli oneri generali di sistema per il settore del gas e ulteriori 240 milioni per l’azzeramento degli oneri di sistema sul gas per gli scaglioni di consumo fino a 5.000 metri cubi l’anno. Prevista la proroga dal 1° luglio 2022 al 31 marzo 2023 della tassazione sugli extraprofitti delle società energetiche che importano gas.
Extra gettito, il tesoretto
I fondi che serviranno per ridurre il rialzo dei costi arrivano dagli incassi aggiuntivi che lo Stato ha realizzato. Il tesoretto del’extra gettito e dalle Riscossioni. La cifra che alimenterà i nuovi provvedimenti si attesta sui 6 miliardi. Nel bollettino di giugno il ministero dell’Economia ha calcolato nei primi quattro mesi dell’anno un aumento del 18,1% nel gettito delle imposte indirette, con un’accelerata pari a 3,3 volte la dinamica ipotizzata nel Def di aprile. Mentre sul totale delle entrate tributarie la corsa degli incassi segna +10,7%, cioè 2,6 volte le stime del Documento di economia e finanza. Lo Stato ha incassato più soldi che stando alle prossime decisioni saranno utilizzati per un nuovo decreto su benzina e bollette che il governo ha in programma di varare tra breve. Si calcola entro il 30 giugno quando sarà chiaro l’ammontare della somma dell’extra-gettito incassato frutto di un maggiore flusso di entrate derivante dall’Iva. In più ad alimentare gli aiuti ci saranno i soldi incassati dalla Riscossione, in quanto l’Agenzia delle entrate ha ripreso a riscuotere a ritmi normali dopo i due anni di blocco per la pandemia.
Trasporti, i costi peggiorano
La situazione per le categorie del trasporto peggiora con il gasolio per autotrazione che in questi ultimi giorni ha superato i 2 euro al litro, molte attività lavorano in perdita.
Nell’ultimo anno il prezzo alla pompa del diesel è aumentato del 50 per cento.
Gas, nuovo rialzo
Il prezzo del gas riprende a salire, le quotazioni internazionali sulla piazza di Amsterdam, ieri hanno sfiorato quota 128 euro al MWh. Martedì erano 126 euro. Segno che i livelli di emergenza – il costo del gas è uno di questi – sono destinati a salire. A innescare un
ulteriore apprezzamento del costo del gas l’ipotesi lanciata ieri dall’Agenzia internazionale dell’energia con una previsione secca del responsabile dell’Aie, Fatih Birol: “L’Europa”, ha commentato al Financial Times, “si prepari a una completa interruzione di forniture da parte della Russia, durante l’inverno”.
I mesi che verranno
L’ipotesi del capo dall’Agenzia dell’energia non è affatto remota. “Più ci avviciniamo all’inverno” osserva Birol, “più capiamo le intenzioni della Russia. Credo che i tagli siano orientati a evitare che l’Europa riempia gli stoccaggi, aumentando così la pressione in vista dei mesi invernali“. Lo scenario imprevedibile rende necessaria una corsa contro il tempo. Le ipotesi del responsabile dell’Agenzia per l’energia sono improntate al pessimismo. Per Birol le decisioni intraprese finora dai Paesi europei non saranno sufficienti se le esportazioni russe fossero completamente interrotte. L’obiettivo è garantire che gli stoccaggi siano realizzati prima dei mesi invernali. Inoltre l’Europa sta facendo ancora poco per accelerare sulle fonti rinnovabili.
Fonti alternative, i ritardi Ue
Gli investimenti per aumentare lo stoccaggio sono tuttavia in ritardo. Questo almeno
emerge dal rapporto dell’Aie. Gli investimenti energetici totali dovrebbero crescere quest’anno dell’8 per cento a 2.400 miliardi di dollari, con la crescita proveniente dalle rinnovabili e costi più elevati.
Senza politiche per ridurre significativamente il consumo di combustibili fossili, il mondo continuerà ad affrontare pericolose oscillazioni dei prezzi del petrolio e del gas, ha affermato poi Birol. “A meno che i governi si siedano al posto di guida e mobilitino maggiori fondi per creare una transizione energetica pulita, dovremo affrontare una estrema volatilità dell’energia”, ha detto Birol. Quanto ai Paesi in via di sviluppo, “una delle tendenze più preoccupanti” secondo il capo dell’Iea sta nei loro investimenti “relativamente deboli” in energia pulita.
La sfida dell’energia
L’Europa in queste ore attende gli sviluppi. Le sanzioni saranno rafforzate, con l’idea che indebolita l’economia della Russia si possa avere la possibilità di portare Mosca al tavolo della trattativa. Nel braccio di ferro l’Europa però è ancora incerta su come proseguire sul dossier energia. I Paesi sono ancora alla prima fase dell’emergenza, ossia preservare un discreto flusso di importazione di gas e nel contempo aumentare l’approvvigionamento, ma nessuno di questi piani nazionali include ancora il razionamento. Anche l’Italia è rimarrà al livello di pre-allarme. L’idea di fondo è che l’impatto di un blocco totale di flussi di gas potrebbe essere compensato da un mix di invii di gas, è da un ricordo immediato alla risortirà delle centrali a carbone e potenziando i livelli di produzione delle centrali nucleari. Due misure che l’Italia non è in grado di adottare. Per il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani però l’Italia sta mettendo a punto scelte che metteranno il Paese in sicurezza. “I 5 miliardi che mancano, che sono un sesto, tengono conto di due cose”, spiega il ministro, “la prima è che acceleriamo con le rinnovabili a più non posso. La seconda è il risparmio energetico”. “Stiamo facendo di tutto, a cominciare dalle esigenze pubbliche”. Poi ci sono le fonti alternative su cui il Cingolani dice che saranno “spinte al massimo”. Con un chiarimento che il Ministro evidenzia, ed è quello del prezzo del gas. “Se io produco energia rinnovabile, dal sole, dal vento, da scarti, perché devo legare il prezzo dell’energia prodotta a quello del gas? Qui bisogna fare un discorso di alto livello sul fatto che la Borsa delle rinnovabili deve essere separata dalle energie termoelettriche”.
Fonte foto: Mattia Calaprice – Imagoeconomica