Temperature più alte, inquinamento dell’aria ai massimi, più radiazioni dovute a smarthphone e device mobili.
Non sono quasi mai positivi i numeri presentati stamane da Arpa e Regione Piemonte e contenuti nella Relazione sullo Stato dell’Ambiente. Il 2018 in Piemonte è stato il secondo anno più caldo degli ultimi 61 anni, con un’anomalia termica media di circa +1,6 °C rispetto alla climatologia del periodo 1971-2000.
Tutto questo nonostante l’anno passato sia stato anche, con circa 1.400 mm medi sulla regione, il quinto anno più piovoso degli ultimi 61, con un surplus pluviometrico del 32% rispetto alla norma 1971-2000. Per quanto riguarda le polveri sottili, quasi il 32% delle stazioni ha superato il limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10 per più di 35 giorni nell’anno scorso, che è stato il primo anno in cui il valore limite della media annuale, pari a 40 microgrammi per metro cubo è stato rispettato in tutto il Piemonte.
Per quanto riguarda il biossido di azoto, tipico residuo dei motori diesel, la percentuale di stazioni della rete regionale che hanno superato il valore limite annuo per la protezione della salute umana (40 µg/m3) è pari al 5,77%: 3 stazioni superanti: Torino – Consolata, Collegno – Francia, Torino – Rebaudengo, mentre nel periodo compreso tra gennaio e maggio 2019 nessuna stazione ha superato il limite per questo valore, mentre per le Pm10 il limite giornaliero è stato superato da poco più del 19% delle centraline nel medesimo periodo.
La vera emergenze è altrove, e riguarda l’ozono: il 75% delle stazioni presenti sulla rete regionale ha superato il valore obiettivo di 120µg/mc da non superarsi per più di 25 giorni all’anno. Passando dall’aria all’acqua, Arpa segnala dati più incoraggianti. Dal 32% dei fiumi che avevano uno stato ecologico buono nel triennio 2014-2016, si è saliti al 72% nel 2018. Per tutti i corsi d’acqua analizzati la portata media mensile del 2018 e’ sempre stata al di sopra della media storica, e le analisi effettuate per i laghi rilevano che il 100% delle acque e’ balneabile.
Per quanto attiene alle acque sotterranee il 73% delle falde superficiali ha uno stato buono, mentre il restante 27% ha uno stato scarso. Leggermente migliore la situazione delle falde profonde dove l’80% ha uno stato buono e il restante 20% uno stato scarso. Non migliora invece la situazione del consumo di suolo, con oltre il 68% dei comuni a rischio frane, pari a 801 comuni che però interessano appena 23 mila abitanti (0,5% della popolazione).
Per il rischio alluvioni è invece il 90% dei comuni ad essere coinvolto, ovvero 1073 comuni dove vivono oltre 156 mila abitanti (3,6% della popolazione). I siti contaminati censiti sull’intero territorio regionale, sono 1.777, di cui 839 con procedimento attivo e 938 conclusi.
La provincia di Torino possiede da sola quasi la metà dei siti presenti in banca dati. Capitolo energia. Il 18,6% dell’energia consumata deriva da fonti rinnovabili. Cio’ significa che è già stato superato l’obiettivo del 15% fissato al 2020 dal sistema burden sharing nazionale, ovvero la suddivisione delle quote nazionali fissata dalle Strategie europee.
Infine per quanto attiene alle radiazioni non ionizzanti, si riscontra un aumento del 2% della densità media per gli impianti di telefonia nelle province di Alessandria, Cuneo, Novara e Torino, mentre per le altre province si è registrata una tendenza alla stabilizzazione o lieve diminuzione.
In generale è stata rilevato un aumento della dose alla popolazione nella fascia compresa tra 0.5-3 V/M. Per quanto riguarda le radiazioni ionizzanti la dose annuale alla popolazione, rispetto al limite di 1 mSv/anno è di 2,743 mSv/anno di cui solo lo 0,099 mSv/anno e’ dovuto alla radioattività artificiale.