Di Maio ha ucciso il Movimento di cui è stato figlio. Quel Movimento, uscito dalla pancia di Grillo, egli l’ha guidato alla vittoria nel 2018. Lo ha convinto a mollare la morsa di Salvini nel 2019. Ha dovuto lasciarne la guida nel gennaio del 2020: troppe pugnalate dall’interno disse. Non ha mai considerato Conte un leader adeguato a guidare una nave che fa acqua da tutte le parti. L’avvocato lo ha ripagato cercando di umiliarlo e di metterlo in un angolo. Mai nella Dc si sarebbe commesso un errore così grossolano. E ora Luigi decide di crescere, di liberarsi del padre, che non è né Grillo, né tanto meno Conte. Il padre da uccidere è proprio quel Movimento che non sa come muoversi, si agita scompostamente eccitato da un nocchiero che invece di governare la ciurma ne acuisce la litigiosità.
Di Maio lancia un j’accuse durissimo a Conte: ambiguo sulla guerra, opportunista sulle armi per tentare di recuperare qualche voto, intollerante contro chi non la pensava come lui.
Di Maio parla con toni di forte convinzione europeista ed atlantica, impensabili fino a qualche tempo fa. Usa i toni di chi si sente di nuovo in prima fila come aspirante statista.
Ammette i suoi errori dei primi tempi e accusa Conte di volerli ripetere ostinatamente.
Uccidendo il Movimento Di Maio impedisce al M5s di continuare ad essere il primo partito. Uno smacco fortissimo per Conte, che ora conta sempre di meno, sia nel M5s che non è riuscito a gestire sia nel Governo.
Presto per dire dove andrà Di Maio. Di sicuro resterà ancorato saldamente a Draghi e all’area politica che farà riferimento al Presidente del Consiglio anche alle prossime elezioni. In tanti dovranno rivedere i giudizi su di Maio, a cominciare da Renzi, Il senatore fiorentino aveva scalzato Conte dal Governo, Di Maio ha completato l’opera. Qualche problemino ce l’avrà Letta: chi porterà nel campo largo? Di Maio o Conte?
Difficile che i due possano coabitare.
Fonte foto: Alessia Mastropietro – Imagoeconomica