domenica, 24 Novembre, 2024
Economia

Proposta di Cgia al Governo. Benzina, gasolio e gas. Tetto provvisorio ai prezzi

Introdurre un tetto al prezzo di benzina e gasolio. È l’unica soluzione praticabile a fronte dell’impennata dei prezzi dei carburanti registrata in questo ultimo anno. La proposta arriva dal Centro studi dalla società di analisi socio economiche Cgia di Mestre.

Tagli accise da recuperare

La Cgia ricorda anche un ulteriore problema, quello dei ritardi del recupero delle accise.
“In attesa che l’Agenzia delle Entrate”, osserva la Società di analisi, “consenta alle imprese di autotrasporto di recuperare una parte delle accise sui carburanti, dei mezzi con massa complessiva superiore alle 7,5 tonnellate1, anche i taxisti, gli autonoleggiatori con conducente (Ncc), i bus operator, gli agenti di commercio e i piccoli trasportatori sono allo stremo”.

I professionisti della strada

La situazione per le categorie del trasporto peggiora con il gasolio per autotrazione che in questi ultimi giorni ha superato i 2 euro al litro, molte attività lavorano in perdita. “Se teniamo conto”, osserva ma Cgia, “che per queste categorie il carburante incide per il 30 per cento circa sui costi di gestione totali, a seguito di questi rincari il quadro generale è drammaticamente peggiorato”.

Gasolio, aumento del 50%

Nell’ultimo anno il prezzo alla pompa del diesel è aumentato del 50 per cento. “Pertanto, senza alcun aiuto”, osserva ancora il Centro studi, “questi operatori economici rischiano il fermo, come è stato costretto a farlo nelle settimane scorse il settore della pesca, sempre a causa del caro gasolio”.

Non solo il carburante

A preoccupare i “professionisti della strada” non è solo il caro carburante. A differenza dei colleghi europei, le categorie richiamate più sopra dispongono di servizi inferiori e subiscono costi fissi superiori. “Se in Olanda, in Germania e in buona parte della Spagna”, evidenzia la Cgia, “ad esempio, le autostrade sono gratis, in Italia i pedaggi sono tra i più cari d’Europa. Senza contare che abbiamo un deficit logistico/infrastrutturale spaventoso che, secondo il Ministero delle Infrastrutture, costa al sistema economico del Paese 40 miliardi di euro all’anno”.

Aiuti che non arriveranno a tutti

Se nel decreto Aiuti approvato dal Consiglio dei Ministri il 18 marzo scorso oltre alla riduzione delle accise sono state introdotte anche delle misure specifiche per l’autotrasporto, queste ultime, sebbene non ancora esecutive, interesseranno marginalmente i piccoli padroncini, in particolar modo i monoveicolari. “Se, infatti, teniamo conto”, calcola la Cgia, “che solo poco più dell’8 per cento degli autocarri immatricolati in Italia ha una massa complessiva superiore alle 7,5 tonnellate (pari a 346.482 autocarri), peso oltre il quale il proprietario beneficia di un parziale rimborso delle accise sul gasolio3, il rimanente 92 per cento circa dei veicoli (3.908.524 autocarri) non gode di alcun sconto”.

Gli esclusi dal credito d’imposta

Va ricordato che il credito di imposta per il rimborso delle accise sui carburanti è previsto per legge anche per i taxisti e per i bus scolastici. “Per gli autonoleggiatori con conducente”, spiega il Centro studi, “invece, questo beneficio è riconosciuto solo a coloro che hanno la licenza rilasciata da amministrazioni comunali dove non sono presenti i taxi. Il credito di imposta, infine, non è previsto per gli agenti di commercio e per i bus turistici”.

Tetto a benzina e gasolio

A fronte dell’impennata dei prezzi dei carburanti registrata in questo ultimo anno, per la Cgia l’unica soluzione praticabile è quella di introdurre un tetto temporaneo al prezzo alla pompa, cosa che, ovviamente, andrebbe fatta anche per il gas. “Il decreto taglia accise che ha ridotto per legge di 25 centesimi al litro”, prosegue la Cgia, “il prezzo alla pompa di benzina e diesel è stato ormai abbondantemente ‘neutralizzato’, i rincari, infatti, hanno ormai ‘incorporato’ lo sconto”.

Prorogare gli aiuti

Tuttavia, questa misura che scade il prossimo 8 luglio per la Cgia, va nuovamente prorogata e accompagnata dall’introduzione di un price cap su benzina e diesel, almeno fino alla fine della prossima estate. “Un provvedimento, quest’ultimo, che deve essere approvato a livello nazionale. Bruxelles”, osserva la Cgia, “infatti, così come per il gas, non sembra essere particolarmente ‘sensibile’ all’introduzione di queste misure di mitigazione del caro energia”.

I numeri in dettaglio

Vediamo, nel dettaglio, i numeri dei settori che compongono la cosiddetta categoria dei “professionisti della strada”.
Roma, Napoli e Milano sono le province con il più alto numero di aziende di autotrasporto
Secondo le ultime statistiche disponibili del Centro di Elaborazione Dati (CED) del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS), il numero di imprese di autotrasporto presenti in Italia è pari a 98.5175. Il CED, inoltre, segnala che in Italia ci sono 1.685 attività di autotrasporto sospese e 16.877 imprese che, nonostante siano iscritte, non hanno veicoli. Queste ultime sono attività su cui da tempo il Comitato Centrale ha avviato procedure di accertamento. Pur essendo previsto dalla normativa vigente l’esercizio della professione anche con veicoli non di proprietà, da una prima analisi è emerso che si tratta in molti casi di imprese che non hanno più i requisiti per essere iscritte all’Albo dell’autotrasporto.

La ripartizione per Regione

Al di là di queste precisazioni, a livello regionale la Lombardia è la realtà territoriale che presenta il numero più elevato: 14.131. Seguono l’Emilia Romagna con 10.532, la Campania con 9.436, il Veneto con 9.171 e il Lazio con 8.937. A livello provinciale, invece, è Roma a registrare il numero più importante: 6.199. Seguono Napoli con 4.502, Milano con 4.000, Torino con 2.962, Palermo con 2.494, Bari con 2.396, Salerno con 2.393, Bologna con 2.371 e Brescia con 2.163

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