L’individuazione di ulteriori esigenze formative e l’unificazione delle scuole preesistenti dopo l’emergenza pandemica, la diffusione della didattica a distanza e la necessità di impiego dei fondi europei per i progetti inseriti nel PNRR sono state l’oggetto della riforma della Scuola nazionale dell’amministrazione (SNA). È quanto emerge dalla delibera 12/2022/G della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, dal titolo “I processi di formazione del personale delle Pubbliche Amministrazioni e il ruolo della Scuola Nazionale dell’Amministrazione”, riferita all’arco temporale 2015-2020.
La magistratura contabile auspica che la SNA possa assumere un ruolo primario per la ripresa economica del Paese e sottolinea che la formazione e la valorizzazione del personale pubblico, anche mediante un ricambio generazionale dei dipendenti, sono considerate leve indispensabili per una migliore qualità dei servizi a cittadini e imprese, nonché per un’efficiente attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La Corte rimarca la necessità di un monitoraggio costante sull’utilizzo del fondo, istituito con iniziale dotazione di 50 milioni di euro annui a decorrere dal 2022, al fine di migliorare la capacità formativa della PA entro il 2026.