sabato, 16 Novembre, 2024
Lavoro

Dopo pandemia, preoccupante carenza di personale sanitario

La pandemia ha comportato un enorme arretramento della salute degli italiani sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Il Covid 19 ha avuto un effetto disastroso in termini di decessi e in termini di salute mentale dei cittadini. Preoccupa molto che la risposta del sistema sanitario nazionale sia faticosa per i tagli alla prevenzione. “Manca il personale e quello che c’è è demotivato, soprattutto tra i precari.

La mancanza di personale sanitario è una priorità del Paese. In questo momento l’interlocuzione con il Mef per un aumento delle risorse è un dialogo tra sordi, eppure gli investimenti in sanità rendono il Paese più competitivo e i cittadini più tranquilli” ha detto Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, in occasione della presentazione del XIX Rapporto “Osservasalute” del campus di Roma dell’Università Cattolica.  Il direttore dell’Osservatorio parlando del Covid ha detto anche che “la pandemia non è finita. Preoccupa la diffusione della variante Omicron 5, e delle sottovarianti, che rappresentano un’infezione tra le più contagiose mai viste prima”.

Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio, ha illustrato i dati del Rapporto. “L’assistenza sanitaria – ha esordito – si è ridotta di circa un terzo sulle prime visite: da circa 26 milioni nel 2019 a 17 milioni nel 2020. Così come si è interrotta la continuità delle cure del 30 per cento: da circa 32 milioni a circa 22 milioni. Forse ancora più preoccupante è il tasso dell’ospedalizzazione dove osserviamo delle riduzioni del 20 per cento, al di sotto degli standard che il Ministero ritiene opportuno”.

“Osserviamo – ha continuato Solipaca – una diminuzione di un quinto dei ricoveri dell’ospedalizzazione per le malattie ischemiche e del cuore. Diminuiscono i ricoveri delle malattie cardiovascolari (17 per cento per gli uomini, 18 per cento per le donne); delle malattie polmonari, -44,9 per cento, di malattie come il diabete, – 25,8 per cento. C’è poi una diminuzione di quasi l’8 per cento delle ospedalizzazioni per le chemioterapie associate a leucemia acuta. La forte riduzione dei ricoveri inappropriati è un punto positivo – ha poi osservato – ma nel complesso la situazione resta inquietante e preoccupante”. Per quanto riguarda gli effetti sulla salute, il direttore scientifico ha sottolineato che “la speranza di vita nel 2020 è scesa di 1,3 anni. La riduzione maggiore c’è stata nel Nord. Un recupero c’è stato nel 2021, soprattutto nel Mezzogiorno. L’Italia – ha poi aggiunto – è tra i Paesi europei che ha perso di più in termini di speranza di vita, collocandosi subito dopo i Paesi dell’est Europa; in parte è spiegabile per la popolazione anziana”.   Dal rapporto emerge anche che nel 2021 c’è stato un aumento significativo per donne e giovani dei disturbi relativi alla salute mentale, con un aumento degli atti depressivi del 1,6 per cento”. Tra gli stili di vita degli italiani aumenta il consumo di alcol, con punte in Molise, Bolzano, Veneto, Lombardia.

L’aumento non interessa i minori. Il fumo invece è diminuito per quanto riguarda il consumo di tabacco classico, ma è aumentato il consumo delle sigarette elettroniche. Nel 2020 per effetto della pandemia è diminuita anche l’attività sportiva degli italiani, anche tra i giovani, con un calo di circa 20 punti percentuali. In merito invece alla copertura vaccinale, per malattie diverse dal Covid, i dati parlano di un 92-94 per cento, con una riduzione delle vaccinazioni relative alla rosolia. Mentre si registra un aumento del 41 per cento della copertura vaccinale antinfluenzale.

È diminuita anche la prevenzione, in particolare gli screening mammografici, al Centro Italia soprattutto, mentre è cresciuta al Sud. Anche per Solipaca la spesa sanitaria non è sufficiente per i bisogni che manifesta il Servizio sanitario nazionale, e come Ricciardi anche il direttore dell’Osservatorio ha evidenziato criticità sul numero del personale sanitario. “C’è stato un aumento del personale a tempo indeterminato di 15mila unità, infermieri e personale amministrativo, ma non dei medici”, ha concluso.

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