Rostan (FI): “Serve Piano straordinario per occupazione femminile”
Albano (FdI): “Draghi chieda a UE di rivedere i termini del Pnrr”
Martinciglio (M5s): “Premialità per imprese che investono su pari opportunità”
Menga (Europa Verde): “Ampliare tutele oltre i due sessi”
“Serve un Piano straordinario per l’occupazione femminile che preveda sgravi fiscali e contributivi per chi assume, bonus per i figli a carico, misure straordinarie per la maternità oltre al potenziamento dei servizi socio assistenziali e degli asili nido. Guardiamo alla Francia che è riuscita, proprio nel corso dell’emergenza pandemica, ad accorciare le distanze tra uomini e donne sia sui livelli retributivi che sui livelli occupazionali. Solo così potremo riallinearci nel tempo al resto d’Europa e potremo contrastare il drammatico fenomeno della denatalità in Italia”. Queste le parole di Michela Rostan (deputata di Forza Italia e vicepresidente della Commissione Affari sociali) nel corso del webinar “Parità economica, salariale, sociale. A che punto siamo e come il Pnrr può dare una spinta per costruire un futuro più equo?”, promosso dalla Cassa nazionale di previdenza dei Ragionieri e degli Esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“I dati Istat di aprile disegnano esattamente lo stallo del mercato del lavoro con un trend dell’occupazione femminile che torna ad abbassarsi. A fronte di 31mila nuovi occupati maschi, scompaiono 43mila lavoratrici. Ancora adesso – ha proseguito Rostan -, dopo due anni di crisi economica legata alla pandemia e dopo 4 mesi di boom dei costi delle materie prime che sta mettendo in ginocchio diverse realtà del nostro Paese, a pagar dazio sono principalmente le donne tra i 35 e i 49 anni. Bisogna allora cambiare rotta al più presto per contrastare il gender gap”.
Secondo Lucia Albano (parlamentare di Fratelli d’Italia in Commissione Finanze alla Camera): “Stiamo subendo pesantemente gli effetti della crisi internazionale tra Russia e Ucraina e il premier Draghi deve chiedere una revisione del Pnrr alla luce di questo dato. Sarebbe l’occasione per rivedere un piano senza forti direttrici nella politica industriale che prevede interventi a pioggia. In tema di diseguaglianze, bisogna concepire un sistema fiscale che rispetti l’equità orizzontale del prelievo: allo stato attuale, lavoratori autonomi, dipendenti e pensionati sono oggetto di diverse forme di riscossione pur a parità di reddito. L’articolo 3 della Costituzione parla di uguaglianza formale e sostanziale – ha rimarcato Albano – e sancisce che è compito della Repubblica rimuovere tuti gli ostacoli all’affermazione di questo principio. Due i termini fondamentali per arrivare a questo risultato: attivare l’ascensore sociale premiando il merito e consentendo ai giovani di avere le stesse opportunità; la seconda parola natalità, un tema trascurato dal PNRR. Il tasso di nascite nel 2020 in Italia è di 6,8 bambini ogni mille abitanti, la peggiore curva in Europa. Bisogna adottare strumenti a sostegno delle famiglie, come il quoziente famigliare, se vogliamo dare un futuro alla nostra Nazione”
La spinta del Pnrr può risultare determinante per comporre le differenze di genere sia salariali che sociali come sostenuto da Vita Martinciglio (capogruppo del M5s in Commissione Finanze a Montecitorio): “Dal Piano nazionale di ripresa e resilienza arrivano 400 milioni di euro per le imprese femminili e per l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro. Risorse importanti accanto alle quali occorre rilanciare un sistema di certificazione sulla parità di genere nelle aziende e negli enti pubblici. Con la nostra proposta di legge sulla parità salariale prevediamo proprio questo. Siamo intervenuti sul tema delle discriminazioni dirette e indirette – ha aggiunto Martinciglio – per tutti gli atti di natura organizzativa che penalizzano le donne nello sviluppo della carriera lavorativa, sulle premialità con sgravi contributivi per le aziende che investono in questo senso, per fronteggiare la carenza di servizi per l’infanzia. Bisogna agire sul potenziamento di strumenti di conciliazione tra vita e lavoro, introducendo il concetto di cura della famiglia per uomini e donne, oltre a misure specifiche per la messa a regime del baby sitting e per il welfare aziendale. Non è solo una questione politica ma soprattutto culturale”.
L’ampliamento universale del concetto di parità di genere è stato sottolineato da Rosa Menga (deputata di Europa Verde in Commissione Lavoro): “Dobbiamo superare la logica binaria con la quale affrontiamo questo tema accogliendo le richieste di riconoscimento e di tutela non solo dei due sessi ma anche dei diversi orientamenti sessuali nel pieno rispetto dell’identità di genere. Le donne transgender e lesbiche sono a rischio discriminazione tre o quattro volte superiore delle donne. Come Europa Verde abbiamo lanciato la campagna ‘Half of it’ per chiedere che il 50% delle risorse del Next Generation EU siano investite in favore delle donne e dei care-giver che nei due terzi dei casi sono donne. Bisogna lanciare un messaggio forte sulla parità di accesso a ruoli e cariche. Europa Verde – ha continuato Menga – da tempo lo ha previsto tra i princìpi statutari per tutti i ruoli interni al partito. E poi va rilanciata una riforma del lavoro per incrementare il tasso di occupazione femminile fermo a poco più del 50% in Italia, senza dimenticare la delicatissima problematica della medicina di genere con farmaci che spesso non sono testati sulla popolazione femminile ignorandone completamente gli effetti”.
Il punto di vista dei professionisti è stato illustrato da Maria Vittoria Tonelli (presidente della Commissione Pari opportunità della Cnpr): “Nella redazione del bilancio sociale del nostro istituto previdenziale il tema della parità di genere e della equità salariale ha trovato ampio spazio. Abbiamo impostato evidenziando il rating Esg a dimostrazione che l’ente è diretto a investire nella direzione dello sviluppo sostenibile secondo i parametri definiti dall’Onu. Ci stiamo dotando di un disciplinare che sia in linea con i parametri di valutazione ‘Ambiente, Sociale e Governance’ all’interno dei quali la parità di genere trova un’apposita menzione. Le pari opportunità, seppur sancite giuridicamente e costituzionalmente, stentano ad affermarsi. Le nostre professioniste sono spesso costrette a cancellarsi quando devono affrontare la maternità. Evidentemente bisogna cambiare qualcosa per favorire le condizioni di lavoro femminile nelle professioni. E occorre lavorare anche sulla parità salariale – ha sostenuto Tonelli – che registra inaccettabili differenze non solo tra uomini e donne, ma anche dal punto di vista geografico. Per esempio abbiamo analizzato il reddito medio nazionale dei professionisti iscritti alla nostra cassa di previdenza (uomini: 53mila euro e donne 37.700 euro). Al Nord la forbice del reddito è: uomini 76mila euro e donne 47mila euro. Al Sud, invece, si registrano redditi molto più bassi: 31mila euro per gli uomini e 22mila euro per le donne. Parlare di parità salariale con questi numeri sembra davvero azzardato”.
All’incontro hanno partecipato Pasqua Borracci (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bari) e Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpr), che hanno sottolineato come: “il Pnrr può essere lo strumento fondamentale per comporre non solo il divario di genere ma anche quello tra Nord e Sud del Paese. Sul piano dell’occupazione e dei redditi ma anche su quello afferente i servizi socio-sanitari. La parità tra sessi, riconosciuta in diversi testi normativi, troppo spesso resta solo sulla carta e sono ancora troppe le discriminazioni esistenti tra lavoratori. La parità di genere e le pari opportunità, la parità territoriale e quella salariale devono crescere nella cultura del Paese. Lavorandoci fin dalle scuole. È lì che bisogna fare l’investimento più forte”.