La ripresa delle esportazioni dell’Ucraina via mare può scongiurare il rischio di una crisi alimentare su vasta scala. Le alternative basate sull’utilizzo di ferrovie e rotte stradali hanno tempi di consegna troppo lunghi. In merito a questo tema il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, è intervenuto sulle proposte in corso per sbloccare l’export del grano, circa 22 milioni di tonnellate, stoccato nei porti ucraini. “Non resta molto tempo a disposizione per trovare un accordo – evidenzia Giansanti – perché con l’aumento delle temperature il grano stoccato rischia di marcire. Occorre, inoltre, liberare i silos per i nuovi raccolti”.
A proposito dei nuovi raccolti, le notizie che arrivano da Kiev non sono incoraggianti. Secondo le ultime stime diffuse dall’Associazione interprofessionale cerealicola, nella campagna di commercializzazione 2022-2023 la produzione di grano dovrebbe attestarsi a 19 milioni di tonnellate, il 40% in meno sulla precedente annata che ha fatto registrare quantitativi da record. “Spetta ai principali Paesi produttori ed esportatori di cereali colmare il vuoto provocato dalla riduzione delle esportazioni di cereali dell’Ucraina – puntualizza il presidente di Confagricoltura – per evitare ulteriori e gravi squilibri di mercato a livello internazionale e fermare la corsa verso l’alto dei prezzi spinta anche dalla speculazione finanziaria”.
“In un anno – secondo l’indice della Fao – i prezzi dei cereali sono saliti del 56%. “In ambito europeo, una maggioranza di Stati membri – aggiunge Giansanti – ha chiesto alla Commissione europea di utilizzare tutto il potenziale produttivo, rinviando eccezionalmente l’entrata in vigore delle nuove regole sulla rotazione delle colture e consentendo la semina dei terreni destinati al riposo produttivo. Gli Stati Uniti hanno già deciso di incentivare gli agricoltori per aumentare la produzione. La Commissione UE è in ritardo e deve agire con la massima sollecitudine”, conclude.