L’espressione che spiega bene il clima del dibattito sul salario minimo è del ministro del lavoro Andrea Orlando: “C’è chi la vuole cotta e chi la vuole cruda”. Nel frattempo c’è chi incalza per una decisione, come lo stesso ministro del lavoro e con lui i sindacati e chi pone veti, come Confindustria e il ministro della funzione pubblica Brunetta. All’interno degli stessi schieramenti ci sono distinguo anche profondi come nel caso del leader della Cisl, Luigi Sbarra, che conferma il no della sua organizzazione a leggi su salario minimo e rappresentanza. Nel Governo poi il conflitto è già preludio di prossime bagarre. Ad un Brunetta che dice no replica il Movimento 5 Stelle che ritiene il salario minimo una priorità. “Battaglia da completare subito”, attacca il leader del movimento Giuseppe Conte, che propone: “Dico alle altre forze politiche: avete delle osservazioni da fare, confrontiamoci”.
Perché posizioni diverse?
Per comprendere le contrapposizioni bisogna entrare nel merito del sistema a cui fa riferimento il salario minimo. In altri versi è una soglia limite di remunerazione sotto di cui il datore di lavoro non può scendere. In Italia il tema dei salari è affidato ad una contrattazione collettiva in cui si determina il livello degli stipendi. Per uscire da questa situazione ci sono proposte e sollecitazioni diverse. Il dibattito in queste settimane ha subito una accelerazione per l’ampiezza della crisi che riduce il potere dei salari più bassi erosi dalla inflazione e dal caro energia. La decisione spetterà al Parlamento che però non ha ancora cominciato a discutere il ddl dell’ex sottosegretario Nunzia Catalfo, che prevede 9 euro l’ora. Il governo Draghi riflette in attesa che ci siano spazi per un accordo politico, con i sindacati e con le associazioni datoriali , prime tra tutte Confindustria. In pressing è ancora M5s. “E’ il momento, cosa aspettiamo?”.
Accordo lontano
Con la maggioranza di Governo divisa la legge sul salario minimo appare ancora lontano. Eppure alcuni spiragli lasciano pensare che passi in avanti sono stati fatti. Il ministro del lavoro Andrea Orlando si mostra ottimista e sottolinea. “Sul salario minimo vedo aperture positive da tutte le parti, c’è chi la vuole cotta e chi la vuole cruda. Vediamo qual è il punto di contatto che consenta di intervenire subito in attesa poi di una legge di carattere più organico e che consenta di dare una risposta immediata ai lavoratori che si trovano a basso reddito e a basso salario”. Dubbi invece, vengono sollevati dal
ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta, “Il salario minimo per legge non va bene perché è contro la nostra storia culturale di relazione industriali. Non buttiamo il bambino con l’acqua sporca e valorizziamo le nostre relazioni industriali. Il salario non può essere moderato ma deve corrispondere alla produttività”.
La riflessione di Visco
In una posizione dialogante e propositiva la posizione del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Indica una strada che potrebbero essere raccolta per iniziare a discutere una legge che non scontenti nessuno. Il governatore di Bankitalia suggerisce una posizione mediana. Un via libera al salario minimo ma senza eccedere, quindi non alzare troppo il livello del rimborso orario e rimanere agganciati ad alcuni parametri.
“Se ben studiato è una buona cosa, ci sono vari effetti positivi”, spiega Ignazio Visco, “Il rischio è se il livello è eccessivo. Non bisogna legare al salario minimo automatismi che possono costare. Diversi studi statunitensi dicono che il salario minimo in certe condizioni è favorevole all’occupazione. Francia ad esempio è stato introdotto di recente”. Ma il numero uno di Bankitalia avverte che ci sono anche rischi per la crescita della occupazione. “Il rischio sta nel livello, perché se è eccessivo può portare a non occupare persone che potrebbero invece voler lavorare al di sotto di quel livello e che hanno una produttività sostanzialmente in grado di non arrivare a quel livello lì”.
Giovannini, Gentiloni, Giorgetti
A favore del provvedimento si schiera il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, che propone: “un salario dignitoso a tanti lavoratori. È un tema su cui si stanno confrontando anche in altri Paesi europei”. Una presa di posizione che rafforza l’indicazione del commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni. “Il tema della perdita del potere d’acquisto degli stipendi e dell’aumento delle diseguaglianze non può essere ignorato: serve il salario minimo”. Per Gentolini ma per l’intero Pd “vanno garantiti diritti ai lavoratori delle piattaforme digitali e alzate le tasse alle grandi multinazionali che escono vincitrici dalle crisi di questi anni, prima la pandemia e poi la guerra”. Affrontare la questione è la posizione del ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti della Lega. “Un problema che va affrontato. Non si può mettere in carico un altro costo su aziende che ne hanno già molti”, avverte Giorgetti, “Il salario minimo non deve essere un tabù, ma bisogna capire cosa si fa, la priorità è il recupero del potere di acquisto. In Italia i salari sono bassi e questo un dato oggettivo”.
Cosa pensano gli italiani
Come visto le divisioni sono orizzontali, è spaccato il sindacato così come il Governo. A parlare sono anche gli italiani attraverso un sondaggio svolto e reso noto dall’istituto di ricerche Swg. Dai numeri risulta che l’86 per cento degli intervistati è a favore di una legge sul salario minimo. E di questo risultato c’è da pensare che i partiti ne terranno conto.
La decisione in Europa
Il dibattito in Europa è alla sintesi finale. I Paesi sono a un passo dall’accordo politico sulla direttiva per il provvedimento sul salario minimo. Lo sprint decisivo di negoziati tra le istituzioni europee (Commissione, Parlamento e Consiglio Ue) prenderà il via domani sera a Strasburgo. Confronto che si terrà a margine della plenaria del Parlamento europeo.