Un passato migliore delle attese, un futuro che peggiora. La Confcommercio non vede indicazioni di ottimismo e la “fragilità” dei consumi non è un segnale positivo.
L’Ufficio Studi di Confcommercio ha commentato i dati diffusi dall’Istat sul Pil trimestrale e l’inflazione.
“I dati diffusi suggeriscono che il recente passato è stato migliore delle attese, mentre il prossimo futuro potrebbe risultare peggiore”, scrive la Confcommercio, “Se, infatti, dopo un ottimo 2021 anche il primo quarto dell’anno in corso ha mostrato una variazione positiva del Pil, si conferma, invece, una grave fragilità dei consumi”.
Costruzioni fanno da traino
“L’attività d’investimento, in particolare nelle costruzioni”, osserva il Centro studi, “ha sostenuto la produzione, i consumi e, più moderatamente, il saldo con l’estero, l’hanno depressa”. In forte difficoltà si trovano ancora molti comparti dei servizi, soprattutto quelli legati alla domanda delle famiglie che, per il secondo trimestre consecutivo, ha registrato un calo.
Prossimi mesi difficili
Mettendo a sistema le informazioni sulle componenti del Pil nel primo trimestre con l’andamento dell’inflazione negli ultimi mesi, calcola la Confcommercio, “appare piuttosto improbabile che le menzionate debolezze dei consumi potranno essere superate nei prossimi mesi”.
Il balzo dei prezzi
Dopo il rallentamento di aprile, dovuto a interventi fiscali, i prezzi al consumo sono tornati a registrare una decisa crescita a maggio (+6,9% tendenziale), leggermente superiore alle nostre stime (+6,6%). “Prosegue la diffusione degli impulsi originati dai maggiori costi delle importazioni delle materie prime”, prosegue la Confederazione, “soprattutto energetiche, ai vari segmenti del consumo finale. Di conseguenza, è in decisa accelerazione l’inflazione di fondo (+3,3% su base annua), il che comporta un serio pericolo per le prospettive di recupero per la restante parte dell’anno”.