Solo a tarda notte si è sbloccata la situazione di stallo in cui il Consiglio Ue si era trovato per tutta la prima giornata del vertice straordinario convocato per stabilire il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. La paura di alcuni Stati membri riguardava le conseguenze di un eventuale embargo al petrolio russo entro gennaio 2023. Al centro delle nuove misure, infatti, lo stop alle importazioni di greggio e dei prodotti petroliferi consegnati da Mosca ai Paesi europei. L’accordo che è stato raggiunto prevede tempistiche diverse: si fermeranno prima gli approvvigionamenti via mare e successivamente quelli via oleodotto per venire incontro alle richieste soprattutto dell’Ungheria. All’embargo del gas, invece, nessun accenno così come a un eventuale settimo pacchetto.
Accordo Ue difficile ma uniti nella solidarietà all’Ucraina
È quanto i 27 della Ue sono riusciti a inserire nella bozza di accordo dopo quasi un mese di discussioni a dimostrazione di quanto sia difficile trovare un minimo comune denominatore sul modo di proseguire la stretta economica della Russia. “Non siamo ancora al traguardo – aveva annunciato profeticamente la presidentessa della Commissione Ue Ursula von der Leyen prima dell’inizio del Consiglio Ue -. Ho aspettative basse su un accordo nelle prossime 48 ore, ma sono fiduciosa che ci saranno possibilità”, ricordando che alla base resta la comune solidarietà con l’Ucraina e l’unità.
Procrastinato embargo per Ungheria e Paesi dell’Est
Al termine del primo giorno sul tavolo resta, dunque, il testo preparato dal Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea. Contiene le sanzioni in forma molto mitigata dalle eccezioni temporanee rappresentate dall’Ungheria, Slovacchia, Repubblica ceca, Bulgaria e Croazia, tutti i Paesi approvvigionati dall’oledotto Druzhba. Una vittoria per il premier ungherese Viktor Orban, che si è garantito di poter continuare a importare le forniture russe per un tempo ancora da definire. “Siamo pronti a sostenere le sanzioni”, aveva dichiarato Orban, solo “se ci sono soluzioni per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico ungherese”.
Stop petrolio russo ne 2023 anche per Germania e Polonia
Spetterà al Consiglio dei ministri degli esteri europeo di giugno dover finalizzare il sesto pacchetto e adottarlo “senza indugio, garantendo una concorrenza leale e condizioni di parità nel mercato unico della Ue e solidarietà tra gli Stati membri in caso di interruzioni improvvise dell’approvvigionamento”, si legge nella bozza del documento finale. Il riferimento riguarda l’impegno di Germania e Polonia a far scattare anch’esse lo stop dal 2023 nonostante siano attraversate dallo stesso oleodotto Druzhba, come l’Ungheria, per mantenere “l’integrità del mercato unico europeo e non produrre squilibri concorrenziali nella Ue”.
Draghi insiste sul tetto al prezzo dei carburanti, ma Olanda contraria
Prima dell’inizio del Consiglio europeo straordinario a Bruxelles, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha avuto un incontro con il presidente francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Facile pensare che abbia rilanciato l’idea di un price cap all’energia. “Penso che sulla proposta attuale nelle conclusioni del vertice ci sarà un po’ da discutere”, ha precisato, però. il premier olandese, Mark Rutte, che non vede di buon occhio la proposta italiana. “Se il price cap significa che diciamo ai russi vogliamo cento e vi paghiamo ottanta, dobbiamo assicurarci che loro consegnino ancora il gas a ottanta. Se invece per price cap – ha spiegato Rutte – intendiamo dei sussidi statali per abbassare le bollette allora vuol dire che ci servono tanti soldi dai bilanci nazionali di Italia e Olanda”.