Una scoperta rivoluzionaria già sperimentata con successo in Giappone ed El Salvador e ora in corso negli USA, consentirà al 40% dei circa 5000 trapianti di cornea che ogni anno vengono eseguiti nel nostro Paese di evitare un vero e proprio intervento chirurgico, sostituito da un’iniezione di cellule endoteliali corneali.
Estratte da una ‘cornea donata’ e poi fatte crescere in coltura, consentiranno di trattare lino a 500 pazienti: da un solo donatore si cureranno tanti pazienti affetti da malattie dell’endotelio corneale (lo strato interno) e che rappresentano il 40/50% delle malattie corneali.
Lo rivelano gli esperti nel corso del primo Congresso Nazionale della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO), sottolineando che con questa tecnica si potrà ridurre la necessita di tessuti corneali e soprattutto semplificare l’intervento, per un recupero della vista migliore e più rapido. Il metodo, testato già su centinaia di cast e oggi ln sperimentazione negli Stati Uniti per l’approvazione all’uso clinico da parte della Food and Drug Administration, inizierà nel 2023 proprio in Italia l’iter di sperimentazione europeo.
“Questo nuovo approccio è rivoluzionario perché semplifica 1’intervento, accelera e migliora il recupero visivo, consente di trattare con una sola cornea un numero molto elevato di occhi — spiega Sarnicola — La tecnica é: molto semplice perché iniettare le cellule è più facile che dover gestire un tessuto intero. “le cellule endoteliali corneali possono essere estratte dai donatori e fatte moltiplicare in coltura, sonosemplicemente iniettate nel ricevente dopo aver ’grattato’ via le cellule malate. In circa il 40% dei casi di cecità corneale che richiede il trapianto, il problema dipende da alterazioni dello strato endoteliale profondo e basta recuperare questo per tornare a vedere: è il caso per esempio della distrofia endoteliale di Fuchs, una malattia ereditaria che compare nella terza età, e la rara cheratopatia bollosa. Quando la patologia riguarda il solo strato endoteliale, intervenire con un trapianto di cellule sarà risolutivo e molto più semplice rispetto al trapianto standard: la procedura per 1’iniezione nella camera oculare anteriore durerà pochi minuti, poi il paziente è mantenuto prono per 3 ore durante le quali le cellule endoteliali si riallineano autonomamente nel tessuto. il recupero visivo sarà rapido e migliore. “si tratta di una verarivoluzione”.
Un ulteriore vantaggio è la possibilità di trattare molti pazienti a partire da una sola cornea di donatore: a oggi si possono trattare fino a 75 occhi con le cellule estratte e propagate da una cornea, ma gli esperti ritengono che si possa arrivare a gestire fino a 300-500 pazienti con un solo tessuto. “Questo significa che sarà possibile trattare moltissimi pazienti in più rispetto a oggi e soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove trovare i tessuti corneali necessari non è semplice e gestire i trapianti di cornea standard è altrettanto complesso – osserva Sarnicola – Nel mondo ci sono 13 milioni di persone con cecità bilaterale per patologie della cornea, e nel 40/50% dei casi si ti atta di un malfunzionamento dell’endotelio. Mettere a punto una tecnica che consente di curare fino a 300, 500 pazienti da una sola cornea di un donatore, e con una semplice iniezione, ha le potenzialità per aiutare a debellare la cecità corneale in maniera significativa, anche nei Paesi in via di sviluppo per la maggior facilità con cui è possibile spedire cellule anziché tessuti interi”.