Forse alla fine prevarrà il buon senso e Salvini rinuncerà alla sua singolare trasferta a Mosca, O forse prevarrà l’irrefrenabile voglia di protagonismo e il leader leghista cederà alla tentazione di andare dal suo amico Putin. A far che, non si sa. Lui dice che vuole parlare di pace. Ormai è la parola che usa sempre, senza coniugarla con la dovuta logica al resto del ragionamento sulla guerra in Ucraina. Come se bastasse pronunciare quattro lettere per risolvere una tragedia complessa.
Salvini come al solito non ha usato le dovute cautele, neanche quelle istituzionali: parlarne in primis col presidente del Consiglio e con il Capo dello Stato, discuterne anche con i dirigenti leghisti e poi rendere nota la sua intenzione. È partito, lancia in resta, sicuro che questa trovata lo potrebbe aiutare a recuperare i voti che sta perdendo a favore di Giorgia Meloni, nonostante le stampelle che Berlusconi gli offre quotidianamente.
Ma prendiamo per buone le intenzioni di Salvini.In fondo, chiunque possa fare qualcosa per la pace, quella vera, è benvenuto. Salvini qualcosa poteva e doveva farlo. Ma quattro mesi fa.
Quando il suo amico Putin ha cominciato a delirare dicendo che l’Ucraina non era neanche una espressione geografica e che il popolo ucraino praticamente non esisteva, se non in quanto popolo russo più o meno degenerato; quando ha ammassato 200 mila uomini ai confini ucraini con la scusa di voler sostenere l’indipendenza di Lugansk e Donetsk; quando ha fatto armare le testate nucleari russe, Salvini dov’era? La parola pace non la sentivamo dalla sua bocca.
Era allora che doveva in fretta e furia correre a Mosca per spendere il prestigio di cui gode presso il partito “Russia Unita” legato a filo doppio con la Lega. Era quello il momento giusto per agire se davvero voleva la pace e pensava di avere credito verso chi stava per scatenare una guerra. Ma quattro mesi fa Salvini dov’era? Non leggeva i giornali? Non dava peso ai discorsi deliranti di Putin? O forse pensava che il capo del Cremlino se la sarebbe cavata in pochi giorni con una guerra lampo e che la pace, o quella che tanti come lui chiamano così, sarebbe venuta veloce con la resa incondizionata dell’Ucraina alla trionfale invasione russa? Non siamo nella mente di Salvini. Ma la scelta del momento -oltrechè delle modalità- in politica è fondamentale.
Salvini ha sbagliato i tempi. Invece di andare a fare l’ennesima brutta figura che metterebbe nel ridicolo anche l’Italia, rifletta piuttosto sugli errori commessi, rescinda qualsiasi rapporto con il partito di Putin e decida da che parte stare. E non dica che sta dalla parte della pace. Basta a con questa retorica stucchevole. Siamo tutti per la pace. Ci distingue solo la coerenza: se vuoi la pace non puoi essere amico dell’aggressore e startene con le mani in mano quando il tuo amico straccia le regole della convivenza internazionale. Siamo seri.
fonte foto: Imagoeconomica