Ormai lo scenario dei prossimi mesi è chiaro. Da un lato M5S e Lega, spesso con un aiutino di Forza Italia, faranno fuoco e fiamme sui provvedimenti del Governo di cui fanno parte. Draghi li striglierà, Salvini e Conte abbasseranno la cresta, alla fine si troverà un “accomodamento” che consenta ai “ribelli” di cantare vittoria e al Governo di continuare – a fatica-per la sua strada. Così fino alla prossima primavera.
Un teatrino fatto di squilli di trombe che spesso sono solo borbottii di tromboni. L’immagine di una politica scadente che, per puri calcoli elettorali, mette a rischio il rispetto del Pnrr e l’esigenza di fronteggiare una miscela pericolosa, inflazione al 7%, debito in crescita e Pil dimezzato rispetto al 4% previsto.
La campagna elettorale è iniziata con un anno di anticipo e vede impegnati soprattutto i due partiti che vinsero le scorse elezioni (33% M5S e 17,6% Lega) e che oggi battono la fiacca. Insieme totalizzavano più del 50%. Oggi nei sondaggi si attestano al 27%. I seguaci di Conte sono in caduta libera al 12,8%, quelli di Salvini sono al 15%. Tra i perdenti c’è anche Forza Italia. Sballottata dai continui cambi di idee di Berlusconi e dalla carenza di una solida leadership, passa dal 14% del 2018 all’8% dei sondaggi.
Il grande balzo in avanti lo fa solo Fratelli d’Italia, primo partito con un’avanzata vorticosa dal 4,4% del 2018 al 22,6%.
Va bene anche per il Pd che dal 18% del post-Renzi è risalito al 22%. Bene va anche a Calenda che con +Europa sta oltre la soglia psicologica del 5%. Maluccio per Renzi che non schioda dal 2.5% nonostante si attribuisca il grande merito di aver portato Draghi a Palazzo Chigi.
Con questi dati, e con la riduzione di 230 deputati e 115 senatori, i partiti in calo hanno grandi problemi. Né Salvini né Berlusconi né tanto meno Conte – e neanche Renzi – sono in grado di assicurare un seggio ai parlamentari uscenti. Da qui la grande agitazione e anche i tentativi di fuga dalle barche che fanno acqua. Solo Meloni ha il problema contrario. moltiplicando per 5 i voti presi nel 2018 ha molti seggi a disposizione e in tanti-troppi?- bussano alla sua porta. Letta stavolta può stare davvero “sereno”. Con un 22 % e non dovendo ricandidare i 45 parlamentari renziani, non dovrà faticare molto.
Non è un caso che i due partiti che mostrano un maggiore equilibrio, soprattutto in politica estera, siano proprio Pd e FdI. Entrambi si sentono sicuri e candidati a guidare eventuali maggioranze di centrosinistra o di centrodestra.
Draghi deve navigare tenendo conto di questa instabilità meteorologica della politica. E alla fine, se valuterà di poter sopportare altri 10 mesi di campagna elettorale, beh potrà dirsi fortunato: avrà il Pd che farà da stabilizzatore della maggioranza e FdI che farà un’opposizione lineare, coerente e meno sguaiata di tante prese di posizioni di Conte e Salvini.
Il buongoverno è ancora possibile? Forse sì, nonostante tutto.