venerdì, 22 Novembre, 2024
Politica

Oggi al Senato lo scontro sulle concessioni balneari. Accordo o voto di fiducia dopo l’ultimatum di Draghi

Si annuncia un incontro ad alta tensione, quello previsto per oggi alle 12.30 in Commissione Industria al Senato. Il tema sarà tutto politico nella sfida tra i filo balneari e quanti sollecitano l’applicazione delle regole sulla concorrenza indicate dall’Unione Europa. A rendere una delle giornate più movimentate del Governo anche l’ultimatum del presidente del Consiglio Mario Draghi che ha sollecitato i partiti al varo del ddl Concorrenza. Richiesta sottolineata con una lettera che il premier ha inviato alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati nella quale si chiede che il disegno di legge per la concorrenza venga approvato entro maggio. Il tono da ultimatum è stato raccolto dalle forze politiche per ora solo formulando auspici nella
ricerca di una intesa, che però appare difficile da trovarsi in poco tempo. Inoltre come sottolineato nella missiva recapitata a Palazzo Madama, il Governo porrà in caso di mancato accordo, la questione di
fiducia.

Le posizioni in campo

La riunione della Commissione Industria questa mattina aprirà le danze. Tra gli intransigenti – le concessioni balneari devono essere poste subito in gara – ci sono M5S, Italia Viva e Pd, che vogliono il via
libera o una intesa in primo luogo sull’articolo 2 – un sì ai bandi – come condizione per avviare le votazioni e il dibattito. Contro l’idea di un colpo di spugna sulle imprese balneari invece Lega, Forza Italia e della opposizione Fratelli d’Italia. Mentre secondo il Centrodestra i rinvii sarebbero motivati per andare incontro alle richieste dell’Anci, che aveva sottolineato l’impossibilità per i Comuni di espletare migliaia di procedure di evidenza pubblica entro i tempi imposti dal Consiglio di Stato. Le posizioni saranno ora costrette ad avvicinarsi e bruciare i tempi. Le ipotesi sono già emerse in questi mesi, ma si tratta di piccoli passi e improvvise rotture che hanno riportato il problema in alto mare.

Le ragioni del Premier

I ritardi ha osservato Draghi non sono solo un fatto che possa riguardare le concessioni balneari, e quindi circoscritto a un controverso tema italiano. Ulteriori rinvii metterebbero invece a rischio gli impegni sul Piano nazionale di ripresa. Il presidente del Consiglio ha ricordato come il testo sia stato presentato in Senato il 3 dicembre 2021 e che entro dicembre 2022 vanno approvati anche tutti i decreti attuativi.

Accordo o Fiducia

Dopo la sorpresa iniziale della scorsa settimana suscitata dalla riunione di un Consiglio dei ministri lampo (appena 10 minuti) dove il premier ha fatto sentire la sua voce in modo chiaro sui tempi di approvazione. Fino a ieri i partiti hanno fatto capolino sulla questione con dichiarazioni rassicuranti.
Per il ministro del Turismo, il leghista Massimo Garavaglia, non ci sono alternative: “Una soluzione va trovata in pochi giorni”. Mentre il leader di FI Silvio Berlusconi è conciliante.
“Volevamo più tempo ma si troverà una soluzione”. Il gioco dei compromessi si annuncia delicato. Bisognerà trovare soluzioni tecniche che non contrastino con la sentenza del Consiglio di Stato che obbliga i bandi. L’intensa su cui si lavora prevedrebbe una deroga tecnica ad hoc per quei casi specifici in cui non è possibile andare a gara. Ma si tratterebbe di pochi Comuni. Mentre sulla cosiddetta “mappatura” delle concessioni, per realizzarla servire un paio di anni, e le gare di assegnazione di terrebbero dopo il 2024. Fatto che non sta bene al Centrosinistra e soprattutto a Draghi. Il gioco senza accordi finirà con
la fiducia al Governo.

Le altre ipotesi di accordo

La possibilità sulla quale si cerca un compromesso capace di arrivare ad un accordo, è il tema degli indennizzi rafforzati per gli attuali titolari degli stabilimenti.
Per la Lega, è sceso in campo personalmente Matteo Salvini, che oscilla tra dichiarazioni intransigenti alla volontà di raggiungere una intesa.
“Come lo abbiamo trovato sul catasto, anche sulla riforma della concorrenza conto che si arrivi a un accordo. È importante che sia previsto un congruo indennizzo in riconoscimento del valore dell’azienda
in caso di mancato rinnovo; se poi le gare partiranno nel 2024 o nel 2025, questo lo vedranno i tecnici”.
Per la determinazione dell’indennizzo potrebbe essere riconosciuto, come chiedono alcuni senatori di Fi e Lega, il valore aziendale dell’impresa e dei relativi beni materiali e immateriali, ma specificando che deve
emergere dai libri contabili o, in loro assenza, da una perizia asseverata. Sempre per Fi e Lega inoltre per l’attribuzione in sede di assegnazione varrebbe un punteggio molto elevato, fino al 40%, all’anzianità di esercizio dell’impresa.
Non nasconde il suo ottimismo la presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini: “Sui balneari troveremo un accordo, come sul catasto. Occorre anche un’attenta vigilanza per evitare speculazioni e
infiltrazioni della criminalità internazionale nelle gare. Non si tratta di un arroccamento corporativo, ma della tutela di un’eccellenza nazionale”.
Per il Partito democratico parla Francesco Boccia che si lancia nella polemica politica : “Dopo i danni fatti dalla destra negli anni scorsi sulle concessioni balneari, adesso il parlamento, in un confronto finale
e rigoroso con il governo, ha il dovere di arrivare alla mediazione finale avanzando una proposta seria in grado di dare certezze alle decine di migliaia di aziende balneari e alle centinaia di migliaia di lavoratori che da anni chiedono risposte chiare”. “Sul valore aziendale non si possono fare passi falsi”, osserva Boccia, “è necessario un compromesso che fissi l’asticella in alto e che tenga conto della storia delle tante aziende italiane che hanno prodotto valore attraverso investimenti fatti in tanti anni”.

Balneari, rassegnati e ribelli

Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari, ha toni riflessivi. “Mi limito a auspicare una sintesi ragionevole nell’interesse di tutti”. Mentre è polemica la valutazione di Salvatore Trinchillo, vicepresidente nazionale del Sindacato italiano Balneari.
“Mi chiedo se siamo ancora in una Repubblica parlamentare o meno, visto che tutti i partiti sono dalla nostra parte mentre la linea del governo Draghi è isolata. Evidentemente in Italia comanda l’Europa oppure i giudici”.

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