Debito pubblico e debiti privati. È l’Italia in salita che rischia di disperdere il vantaggio di una crescita che, malgrado le difficoltà, è ancora a portata di mano. Su questa svolta punta il Piano nazionale di Ripresa e il presidente del Consiglio Mario Draghi che preme sull’accelerazione dei progetti, su una svolta di pace in Ucraina e sulla possibilità che l’economia manifatturiera italiana mantenga la sua capacità di crescita e attrattiva dei prodotti. A segnalare la crescita del debito pubblico è la rilevazione della Banca d’Italia, mentre delle difficoltà di pagamento per la Rottamazione ter sono i numeri dell’Agenzia delle entrate e riscossioni.
Conti da mettere in salvo
I conti però sono da portare in salvo. Secondo i dati della Banca d’Italia la crescita del debito si è attestata a marzo a 2.755,4 miliardi in risalita per 18,9 miliardi rispetto a febbraio. Nel contempo sono state buone le entrate fiscali. I versamenti tributari sono stati pari a 33,2 miliardi, in crescita del 10,2% (3,1 miliardi) rispetto a marzo 2021. Quindi lo Stato recupera.
Amministrazioni centrali top
Nella nota di Bankitalia si fa presente che le Amministrazioni centrali hanno aumentato il debito per 18,9 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali e quello degli enti di previdenza è rimasto invece invariato. Tuttavia c’è un buon segnale che arriva dal fisco. A marzo le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 33,2 miliardi, in aumento del 10,2 per cento (3,1 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2021. Nel primo trimestre dell’anno le entrate tributarie sono state pari a 108,9 miliardi, in crescita del 13,5 per cento (13,0 miliardi) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Il flop rottamazioni e stralcio
Se in qualche misura lo Stato incassa più introiti e riesce a recuperare parte delle spese, per altri versi il debito dei cittadini è in aumento. Si tratta di quei cittadini in difficoltà finanziarie e con scarsa liquidità. Ne è spia l’incertezza con cui i cittadini debitori hanno aderito alla nuova proposta di “pace fiscale”. Possibilità rivolta a chi non aveva versato le rate del 2020. Si tratta di una platea di 532mila contribuenti indietro nei pagamenti che il 9 maggio scorso poteva avere l’opportunità di chiudere il contenzioso pagando molto meno. Il risultato è stato di una diserzione generale dalla possibilità offerta con il decreto Sostegni, solo meno della metà dei morosi si è messo in regola. Stando ai primi dati hanno aderito alla Rottamazione ter o nel Saldo e stralcio una quota sotto i 250mila cittadini. Per l’Agenzia delle Entrate e Riscossione (Ader) significa un introito molto meno di quello preventivato, ossia 2 miliardi e 450 milioni, ossia la somma scontata di chi non aveva versato le rate nel 2020 sia quelle del 2021.
Cosa accadrà ora
Se non ha funzionato il pur allettante sconto c’è chi si chiede il motivo. In altri versi chi non ha pagato ora dovrà vedersela con il ritorno delle richieste dell’Agenzia delle entrate che non saranno rose e fiori, significa che saranno riattivate tutte misure fiscali e le procedure esecutive. Il che come sottolineano gli analisti, significa pagare tutto il debito residuo tornando ad aggiungere sanzioni e interessi senza neanche la possibilità di dilazionare l’importo dovuto.
Perché non si paga?
Che ci sia un piccolo esercito di furbi è vero, ma la maggior parte dei contribuenti rimasti nel guado di debiti e insoluti, è possibile che era – nei due anni di pandemia – ed è ancora oggi in difficolta economiche.
In altri versi non sono mutate le situazioni di ristrettezze economiche e di lavoro. In più c’è la possibilità che aspettando ancora qualche mese il Governo sia costretto a mettere in campo una nuova rottamazione.
Ipotesi tra l’altro plausibile dal momento che per recuperare soldi lo Stato mostra il guanto di velluto. In Parlamento si ipotizza una Rottamazione quater in modo da essere più vicini a chi è maggiormente in difficoltà.
Le prossime scadenze
Un orientamento di come pensa il cittadino creditore si avrà ad inizio di agosto, precisamente dopo l’8 agosto, perché il 31 luglio saranno in scadenza le rate non pagate nel 2021. Infine l’operazione “rientro” si concluderà ad inizio dicembre per i pagamenti previsti per il 2022. Sarà la cartina al tornasole per verificare se la ripresa riguarda anche le famiglie.