Una spesa per le vacanze che oscilla tra i 1.080 euro, che si riducono a poco più di 600 euro per i break di durata inferiore, da 3 a 7 giorni. Sono i dati su cui riflette Confcommercio e che segnalano le difficoltà di fondo di buona parte degli italiani.
Vacanze e incertezze
La voglia di tornare a viaggiare mettendosi alle spalle due anni di pandemia è molto forte ma resta l’incertezza resta comunque alta a causa dell’inflazione e del caro energia. I dati dell’Osservatorio Confturismo sulla prossima stagione estiva dicono che l’indice di propensione al viaggio torna allo stesso livello pre-pandemia a 67 punti (su scala da 0 a 100) e 23 milioni di italiani tra i 18 e i 74 sono intenzionati a partire nel periodo estivo, anche se in uno scenario caratterizzato da una certa “volatilità”. “Infatti, di questi 23 milioni solo 4 su 10 hanno già prenotato un viaggio”, commenta Confcommercio, “mentre per i restanti rimane per ora solo l’intenzione che probabilmente si tradurrà in prenotazione tardiva, se non addirittura last minute”.
Mare, montagna e arte
In cima alla classifica delle preferenze di vacanza c’è, come da tradizione, il mare, seguito dalla montagna e dall’esperienza culturale, in città e luoghi d’arte che includono i piccoli borghi. In aumento anche il “raggio degli spostamenti”, che di norma è indice di una maggiore propensione alla spesa: “l’85% degli italiani sceglierà mete nazionali, in 6 casi su 10 al di fuori della propria regione, mentre il restante 15% programma un viaggio all’estero che, per più di due terzi, sarà in Europa”, riassume la Confederazione. La parte economica risente delle ristrettezze. “Per la vacanza principale, quella di 7 giorni o più a destinazione, gli intervistati dichiarano che spenderanno in media 1.080 euro, che si riducono a poco più di 600 euro per i break di durata inferiore, da 3 a 7 giorni”.
L’albergo torna protagonista
Se ad aprile di un anno fa, per la vacanza estiva principale, il 34% degli intervistati optava per l’affitto di una casa, mentre il 26% sceglieva un albergo, oggi è l’esatto contrario: il 31% andrà in una struttura alberghiera e il 21% in case in affitto. “Superato quindi il timore di trascorre molto tempo in un contesto frequentato da altre persone che non si conoscono”, osserva la Confederazione, “si riaffaccia l’attenzione per la comodità e il servizio, che in una struttura turistico ricettiva è di norma al centro dell’offerta”.
Commentando i datti dell’Osservatorio Confturismo, il presidente di Confcommercio ricorda che “dopo due anni di profonda crisi”, fa presente Carlo Sangalli, “il turismo sta tornando ai livelli pre-Covid. Le prospettive per l’estate sono positive anche se guerra, inflazione e caro energia preoccupano ancora fortemente. Per questo, le nuove misure di sostegno”, ricorda infine Sangalli, “sono fondamentali anche per le imprese del turismo che è il settore da cui davvero può ripartire tutto il nostro sistema economico”.
Fonte foto: carlosangalli.it