Lo sviluppo della cultura della legalità e della giustizia nel nome, e seguendo l’esempio, del magistrato Rosario Livatino, caduto nel 1990, sono al centro del protocollo d’intesa firmato dal presidente della Fondazione Astrea, Manlio Caruso e dal presidente dell’Associazione di volontariato Giustizia e Pace, Ugo Tomaselli. La sigla del documento cade non a caso nel giorno del primo anniversario dalla cerimonia di beatificazione di Rosario Livatino. Al giudice ragazzino è infatti intitolata sia la Scuola Notarile e di Magistratura della Fondazione, sia l’associazione di volontariato che prende nome dai Giudici Costa e Livatino.
Nella sede di Catania dell’Ente di Alta Formazione per la preparazione ai concorsi nelle Forze armate, di Polizia, e nelle Professioni Legali, proprio nella sala intitolata al giudice, sono state definite le forme di collaborazione fra i due enti che vedranno l’avvio di una serie di iniziative nell’ambito della formazione e della legalità.
“Continua la nostra opera di penetrazione del territorio catanese e siciliano per collaborare con le istituzioni e le associazioni locali – ha detto il presidente Caruso. Siamo particolarmente felici di aver stipulato questo protocollo d’intesa perché siamo fermamente convinti di dovere educare i giovani che desiderano diventare magistrati attraverso il pensiero del giudice Livatino, una persona perbene, che credeva fortemente nel giudice terzo e imparziale e che ha lasciato un grande insegnamento: quello di aspirare a diventare delle persone credibili. È nostro fermo proposito quello di organizzare una giornata di studi in suo onore per non abbassare la guardia e comprendere quali sono i nuovi strumenti di lotta contro il crimine organizzato, ormai trasformatosi nella cosiddetta mafia dei colletti bianchi”.
“Sono felicissimo – gli ha fatto eco il presidente Tomaselli – di aver concluso questo accordo nel nome della legalità con la Fondazione Astrea per portare avanti la dottrina del giudice Livatino e di un altro martire della giustizia, il procuratore Gaetano Costa.
Oggi nei processi non tutti studiano le carte come faceva Livatino, la formazione è quindi fondamentale e anche la diffusione di valori come la moralità, l’educazione civile, il senso del dovere. Per Livatino compiere il proprio dovere era fondamentale, lo fece da figlio, lo fece da studente, lo fece da magistrato fino sacrificare la propria vita per garantire il diritto e l’autorità dello Stato”. (Italpress)