Per i dipendenti i tagli fatti sono stati profondi e dolorosi mentre i vertici ora festeggiano gli utili. Le prime cinque banche italiane brindano perché hanno realizzato 8,7 miliardi di utili nei primi nove mesi del 2019 con un aumento del 38% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Un ottimo risultato grazie a meno svalutazioni sui crediti e meno crediti deteriorati “non performing loan”, Npl, ma soprattutto per effetto dei tagli al personale.
Dati e altre riflessioni sono state rese note da una attenta ricognizione sullo stato di salute delle banche e dei loro dipendenti, un’analisi svolta dal centro studi del sindacato First Cisl. Nel rapporto si evidenzia che la buona performance economica non è dovuta solo agli incrementi operativi ad un boom dell’Economia Nazionale, per i sindacati, infatti, ci sono stati tagli in tutte le direzioni, compresi la riduzione di numerosi posti di lavoro. “Il calo degli sportelli e dipendenti è drammatico, scendendo del 6,6 e del 3,6%”.
Tanto allarmante che il sindacato usa una espressione eloquente: “Il limone è spremuto”, sintetizza il segretario generale Riccardo Colombani che aggiunge un monito per le banche: “ora basta tagli”. Dal punto di vista tecnico, secondo il rapporto, che analizza le trimestrali di Intesa, Unicredit, BancoBpm, Mps e Ubi, “le rettifiche sui crediti sono scese da 5,1 a 4,6 miliardi di euro e l’incidenza degli Npl è inferiore ora al 4%”.
I nuovi crediti deteriorati inoltre rallentano. Il peso dei flussi, secondo la Banca d’Italia, è all’1,5% un livello inferiore al periodo pre-crisi. E secondo il sindacato l’aumento degli utili non deriva solo da profitti straordinari. Ma anche dal “forte aumento della produttività del lavoro: il risultato netto di gestione per dipendente (l’utile operativo al netto delle svalutazioni) è salito del 6,8%”.
Il numero totale dei dipendenti dei 5 maggiori gruppi è così passato dai 252.986 di fine 2018 ai 247mila della fine di settembre di quest’anno mentre gli sportelli sono scesi a 14.294. Questi dati, aggiunge Colombani, “dimostrano inequivocabilmente che l’emergenza è finita”. Se i segnali positivi ci sono, per il sindacato è ora di cambiare direzione, soprattutto sul piano della valorizzazione delle risorse umane, e sulla tutela dei posti di lavoro.
“Se si continua a tagliare”, calcola il segretario della First Cisl, “non si può sperare di veder crescere i ricavi. La strada giusta è quella di rilanciare occupazione e salari come chiediamo nella piattaforma di rinnovo del contratto nazionale”. Per la First Cisl le proposte economiche ricevute non sono adeguate, e molto al di sotto delle aspettative dei lavoratori. “I 135 euro di aumento offerti dall’Abi non sono assolutamente sufficienti”, attacca il segretario generale che lancia una stoccata polemica ai vertici degli istituti.
“Le banche”, conclude Colombani, “non possono pensare solo a remunerare gli azionisti, devono pagare anche la produttività del lavoro ai bancari”. Sui conti e previsioni operative delle banche c’è molta attenzione, i report dicono che in quattro anni, dal 2017 al 2020, le banche italiane realizzeranno oltre 45 miliardi di utili, grazie anche a un taglio delle spese del personale e a un cost-income (il rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione) fra i migliori di Europa. I numeri sono quelli elaborati dalla Fabi su dati Bce, Bankitalia. Le proiezioni positive anche per il 2020, secondo il sindacato, sono la dimostrazione, che il settore creditizio si sia rimesso in piedi, tornando alla redditività e asciugando il numero di dipendenti. Nei piani industriali già approvati dei primi nove gruppi bancari italiani, sono previsti 30.114 esuberi: di questi, 16.434 già completati e 13.680 da realizzare nel biennio 2019-2020. Tagli compensati da nuove assunzioni di giovani: 1.538 nuovi ingressi, per il 57% donne. Ma il sindacato punta i piedi giudicando inadeguato il numero delle assunzioni.
“Se nei prossimi piani industriali non si raggiungerà un maggior equilibrio”, osserva il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, “fra prepensionamenti volontari e nuove assunzioni, la Fabi non sottoscriverà più nessun accordo”.