I laburisti riconquistano terreno. I conservatori perdono molti seggi, alcuni dei quali dall’alto valore simbolico come Westminster. Libdem e verdi vanno meglio del previsto e qualcuno ci legge uno spazio per allargare la base. Sembrano questi, a spoglio in corso, i principali takeaway delle ultime elezioni amministrative svoltesi nel Regno Unito giovedì scorso, 5 maggio.
Un voto specchio dei tempi
Si tratta, come spiega qualche opinionista, di un risultato che rispecchia l’attuale stato di incertezza nel quale vive la popolazione tra Brexit, pandemia, inflazione, una imminente recessione e violenti venti di guerra, aggravato dai recenti scandali che hanno minato la fiducia verso l’istituzione.
Un esempio su tutti è la città di Worcester nella quale i tories hanno perso la leadership del consiglio comunale e dove non esiste più una maggioranza. Il capo dei tory, Marc Bayliss, ha gettato la spugna prima dell’ufficialità del risultato addossando la colpa della scarsa performance del partito al Partygate, suggerendo di fatto che la base elettorale conservatrice ne ha abbastanza di Boris. Una voce che, a quanto pare, non è rimasta isolata.
Si tratterebbe quindi di un voto tattico di protesta. Scrive un elettore: “La scarsa affluenza alle urne dice tutto, gli elettori hanno votato a centinaia solo per i loro consiglieri preferiti, gli elettori hanno votato a migliaia per nessuno di quelli che c’era prima. I consiglieri dovrebbero fornire servizi locali e non giocare a fare i politici.” Gli fa eco un altro: “Si chiama democrazia e le persone hanno il diritto di votare per chi vogliono.”
Cosa succede adesso?
Se è vero, come ha sottolineato il Professor John Curtice, che contare i seggi vinti e persi in elezioni locali non ha molto senso in quanto è la quota nazionale del voto fare la differenza e serve tempo per calcolarla, è altrettanto vero che le elezioni locali sono una importante spia di come stanno andando le cose.
Il malcontento verso l’attuale classe dirigente non risparmia neanche la gestione amministrativa quotidiana, dalle tasse comunali alla gestione dei rifiuti per intenderci, e le domande che i giornalisti pongono sull’adeguatezza dei nostri politici nel garantire una navigazione tranquilla in uno scenario di stabile instabilità suonano più che mai pertinenti.
Insomma, il messaggio sembra essere chiaro: non abbiamo bisogno di eroi dall’ego smisurato e che si sentano al di sopra della legge, ma di una guida affidabile che ci tiri fuori da questi tempi pasticciati. In altri termini gli eroi siamo noi e su questa sottile linea si gioca tutta la partita.