La crociata quotidiana di Giuseppe Conte contro il Presidente del Consiglio è un’arma che potrebbe ritorcersi contro di lui e mettere i 5 Stelle ai margini della maggioranza. Draghi per un anno ha subito senza perdere la pazienza il doppio gioco di Salvini. Ora è iniziata anche la guerriglia di Giuseppe Conte. Un anno così, da qui alle elezioni della prossima primavera, sarebbe ingestibile. Draghi non ha certo voglia di farsi logorare e di fare il san Sebastiano mentre i partiti si divertono a fare una campagna elettorale con 10 mesi di anticipo.
Il Presidente del Consiglio potrebbe prendere atto che non c’è più il clima che ha giustificato questa ampia maggioranza, anticipare così la manovra economica a luglio e a settembre-ottobre si potrebbero svolgere le elezioni anticipate.
È uno scenario che non spaventa certo il Pd che è in ripresa e con il rientro di Bersani e Speranza sicuramente consoliderebbe il ruolo di primo partito. Non preoccupa neanche Fratelli d’Italia che è saldamente in crescita e non teme la concorrenza della Lega e non è particolarmente preoccupata di un asse berlusconi-Salvini contro di lei.
Elezioni in autunno potrebbero mandare a monte i progetti paralleli di Salvini e di Conte di lucrare consenso sulle spalle del Governo. Col voto anticipato avrebbero solo 3 mesi e non 10 per tentare di recuperare consensi
Poli a pezzi e legge proporzionale
La scollatura sempre più evidente nel centrodestra e il raffreddamento dei rapporti nell’area riformista tra Pd e 5Stelle potrebbero consigliare a tutti di sbrigarsi a modificare la legge elettorale in senso proporzionale: liberi tutti, nessun vincolo di coalizione, nelle urne si vede la reale consistenza di ogni partito e dopo si decide che maggioranza mettere in piedi, con la saggia regia del Quirinale.
Peraltro, elezioni in autunno eviterebbero che la legge di Bilancio divenga un bancomat per le regalie pre-elettorali dei partiti. E si potrebbe affrontare il difficile inverno prossimo con un quadro politico più chiaro ed omogeno. Almeno si spera.
Improbabile una seconda ondata populista
Dismesso l’aplomb con cui si era guadagnato stima e fama di persona equilibrata, Giuseppe Conte ha scelto di tornare ai vecchi tempi del M5s, ripescando dalla soffitta polverosa in cui erano finiti i vecchi arnesi della demagogia e del populismo. E ora cavalca la difesa di misure costose che non hanno funzionato (il reddito di cittadinanza) o che non hanno più senso nel rapporto costi-benefici (il superbonus 110% che non serve più ad un ‘edilizia che da un anno va al galoppo e non ha più bisogno di stimoli). Conte è tornato ad alzare le barricate dell’ ambientalismo dei no, degli slogan inconcludenti, una ridicolaggine che durante i 5 anni della giunta Raggi ha trasformato Roma in una discarica a cielo aperto. Conte ci ripensi: il populismo ha già fallito una volta. Sbagliare è umano, perseverare nell’errore può essere un suicidio politico.
Fonte foto: governo.it