Non si farà mettere in un angolo da Salvini e Berlusconi. I suoi veri avversari, che dovrebbero essere i suoi alleati. Forza Italia e Lega non vogliono che sia lei ad avere il primato dei consensi nel centrodestra e quindi a guidare il governo, in caso di vittoria alle elezioni del 2023. I segnali sono molto chiari. Per impedire che Fratelli d’Italia abbia più voti della Lega e rivendichi Palazzo Chigi, il partito di Berlusconi e quello di Salvini progettano di coalizzarsi.
Lei non ci sta. E va per la sua strada. Dove la porterà questa avventura? Sicuramente fuori dalle vecchie nostalgie, lontano dai ridicoli e offensivi rituali dei saluti romani e distante anche da un sovranismo di maniera.
Meloni ha iniziato una svolta seria che va seguita con attenzione e rispetto. Ha dimostrato che il suo partito vuole uscire dalla nicchia di una destra all’antica e un po’ ammuffita e aprirsi anche a chi non viene da quella tradizione. L’etichetta di partito conservatore è un’indicazione precisa: Meloni sta costruendo una nuova forza politica che non vuole solo interpretare i risentimenti ma esprimere una nuova cultura di governo. Una destra che vira verso il centro ma con una forte identità e senza inciuci. Operazione complessa che sta dando i primi risultati.
Nella conferenza programmatica si sono sentiti interventi di spessore -uno per tutti quello di Alfredo Urso-che indicano l’emergere di una classe dirigente tutt’altro che improvvisata e approssimativa. E’ questa la prima sfida che Meloni deve vincere in casa: evitare il formarsi della solita corte intorno al segretario e valorizzare talenti vecchi e nuovi. Ma per non finire nella morsa Lega-Forza Italia la giovane leader vuol dimostrare di avere una visione credibile dei problemi interni e internazionali chiara, non appannata da retorica e ambiguità.
Atlantismo bilanciato ed Europa confederale
La netta scelta atlantica, senza se e senza ma, la richiesta di un maggior peso dell’Europa nella Nato anche con aumento di spese militari, un europeismo non di maniera che su molti punti prevede più integrazione e cessione di sovranità di quanto non ce ne sia oggi, il rifiuto di qualsiasi ambiguità e cedimento verso Putin: sono posizioni che fanno di Giorgia Meloni una leader molto più affidabile di Salvini anche agli occhi di ci guarda dall’altra sponda dell’Atlantico e dalle Cancellerie europee.
Conservatorismo non reazione
Il motivo dominante del conservatorismo di Meloni è una forma rivista di nazionalismo basato sull’ orgoglio patriottico e non certo su desuete aspirazioni autarchiche o nostalgiche manie di grandezza. Se Meloni vuole che nascano campioni nazionali in vari settori industriali e dei servizi nulla vieta che questi soggetti divengano anche campioni europei. Avrà molto da fare Meloni nei prossimi 11 mesi per articolare meglio e con maggiori dettagli la nuova visione politica che nella tre giorni milanese ha fatto i primi passi.
Una sfida nuova anche alla sinistra
Ma sarà bene che anche la sinistra capisca bene il segnale. Il partito conservatore non sarà un avversario di comodo come lo fu Berlusconi e come lo è Salvini. Se Meloni lavorerà bene e seriamente, come ha detto di voler fare, anche il Pd dovrà rimodulare il suo modo di essere uscendo dalla visione manichea per cui sinistra=bene e destra=male e abbandonando la comfort zone di chi ritiene di essere nel giusto e dalla parte dei cittadini per una sorta di investitura della storia.