Quello che sta succedendo in queste ore non lo chiamerei caos o groviglio politico, direi piuttosto, calvinisticamente, che ognuno sta avendo quello che si merita.
Il Movimento 5S non riesce più a districare la matassa della sua crescente implosione. Ho sentito ieri in TV, ora vi dico chi l’ha detto, che i politici guardano alle prossime elezioni, gli statisti al futuro della nazione; sapete chi lo ha detto? Gigino Di Maio… Se l’onorevole Luigi Di Maio avesse la forza di dimettersi e lasciare il partito in mani migliori, magari anche chiedendolo alla piattaforma Rousseau, il Movimento forse potrebbe avere ancora qualche chance di vita.
Nicola Zingaretti, anche lui, dovrebbe trovare la forza di dimettersi, e il Partito Democratico, che in qualche modo ancora esiste, dovrebbe trovarsi un Leader vero. Zingaretti non si è ancora reso conto (forse) che non rappresenta molto. Nicola, nell’attuale panorama politico, è forse il meno considerato, tanto che nessuno si è mai sognato di dire, neppure scherzando, che potrebbe essere il prossimo candidato alla Presidenza del Consiglio. Diciamo che Nicola Zingaretti sta dove la sorte decide di metterlo, e lui sorride.
In qualche modo dobbiamo anche rilevare che Matteo Salvini riesce ancora a mantenere il suo consenso; è riuscito a far digerire il suo strappo governativo senza avere ripercussioni, se non quelle del primo momento. Matteo seguita a fare campagna elettorale, e, cresce…
Ma lasciamo stare i politici, che di spazio giornalistico gliene abbiamo già dedicato molto.
Andiamo all’ex ILVA e alla manovra finanziaria invece.
Non ci sarebbe stato governo in grado di districarsi, oggi, all’interno di un’industria come l’ILVA, giunta al punto di non ritorno.
E di soluzioni, purtroppo, ce ne sono poche. Noi siamo convinti che la soluzione migliore potrebbe essere una presa in carico dell’impianto da parte dello Stato. Solo lo Stato può essere in grado di recuperare le criticità ed avviare un percorso di modernizzazione sostenibile. Inutile, in questo contesto, prendersela con i soggetti privati, è ormai dimostrato che il “privato” non può percorrere strade, che se pur parallele, portino al profitto economico e al profitto sociale difronte a problematiche industriali di queste dimensioni.
Se ne faccia una ragione, questo governo, che deve predisporre, presto, un piano social-industriale definitivo. Istituisca, non un tavolo sindacale ma un tavolo tecnico-industriale. Sarebbe anche, certamente, la svolta che manca sul fronte degli investimenti, a questa manovra dai risvolti più elettoralistici che di serio investimento per la crescita.
Da dove prendere i soldi sia per l’ex ILVA e, probabilmente, per l’ormai ex Alitalia non deve essere un problema: gli investimenti in produttività e crescita devono essere fuori dai parametri di debito, anche europeo.
Questo governo assuma la forza culturale che una nazione come l’Italia può ancora dimostrare di avere, ed apra un tavolo europeo serio e privo di pre-giudizi contabilistici. Anche la Germania avrà presto i suoi problemi e non dobbiamo farci scavalcare nella proposizione di soluzioni che noi potremmo aver già individuato.
Non abbiamo più tempo per aprire discussioni con interlocutori tecnicamente inefficaci. È un’illusione che da tavoli tecnici misti possano arrivare soluzioni concrete e immediate.
Giuseppe Conte ieri a Porta a Porta ha dimostrato di sapersi districare nei meandri dei problemi che gli si stanno ponendo ma sull’ILVA non sa ancora bene come procedere. Da queste colonne gli diciamo di nazionalizzare l’ex ILVA, tutto il resto è un perdere tempo prezioso. Se chiude l’altoforno 2, siamo rovinati.