giovedì, 19 Dicembre, 2024
Economia

Le nuove regole su interessi passivi danneggiano Pmi

I benefici dei 12 miliardi di euro di sgravi fiscali relativi all’Ires sono stati cancellati dagli interessi passati pagati dalle imprese non deducibili. È quanto segnala il Centro studi di Unimpresa, secondo cui a partire dal 2019, con l’entrata in vigore di una direttiva dell’Unione europea recepita in Italia “senza filtro” e con eccessiva severità rispetto ad altri paesi membri, sono stati introdotti alcuni, rigidi paletti sulla deducibilità degli interessi passivi: in particolare gli oneri finanziari delle imprese possono essere “scaricati” al 100% fino al raggiungimento del totale degli interessi attivi e, oltre tale quota, solo in ragione del 30% del risultato operativo lordo (rol).

“In altri paesi europei, la direttiva Ue, che lascia taluni margini ai governi nazionali, è stata ammorbidita. Il governo italiano, nel 2019, allora guidato da Giuseppe Conte, non fece nulla per consentire un’applicazione meno rigida di queste regole nel nostro Paese. Il risultato è che, adesso, in un momento complesso e difficile, viene tolta liquidità alla pmi.

Auspichiamo che l’esecutivo di Mario Draghi, magari con la delega fiscale, possa ingranare la retromarcia e allineare le nostre regole a quelle di Francia, Germania e Belgio che sono decisamente più morbide e favorevoli per le imprese” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. Secondo il Centro studi di Unimpresa, stando agli ultimi dati disponibili dell’amministrazione finanziaria, il totale degli interessi passivi deducibili dalla base imponibile Ires ammonta a 68,2 miliardi. Di questi, circa 42,8 miliardi, però, sono risultati non scaricabili: ne consegue che quasi 12 miliardi di euro è la minore Ires che le aziende italiane non potranno più recuperare nei prossimi anni.

Rispetto al totale di 68,2 miliardi di interessi passivi risultanti dalle dichiarazioni dei redditi 2020 relativa all’anno di imposta 2019, 38,4 miliardi corrispondevano a oneri degli anni precedenti, mentre 29,8 miliardi erano del 2019. La “mina” fiscale potrebbe crescere ulteriormente considerando che, con la pandemia e in particolare nel primo anno di “Covid”, sono sensibilmente aumentati i prestiti delle banche alle aziende. Alla fine del 2019, il totale dello stock di prestiti bancari alle aziende aveva raggiunto quota 631,2 miliardi, cifra poi salita a 667,9 miliardi al termine del 2020 e poi leggermente calata a 663,1 miliardi a fine 2021. Il paracadute di Stato sui finanziamenti ha fatto aumentare le erogazioni alle imprese di 36,7 miliardi nel 2020: la spinta del credito bancario, favorita appunto dalle garanzie statali, ha fatto salire significativamente anche gli interessi pagati dalle pmi agli istituti, ma le regole tributarie limitano la possibilità di scaricare questo costo delle aziende, con quelle italiane assai penalizzate, in prospettiva anche per i prossimi anni.

La questione, nel dettaglio, riguarda la direttiva europea 1164 del 2016 che era stata varata con l’obiettivo di evitare comportamenti elusivi da parte delle aziende: l’architettura delle norme Ue ha lasciato ampi spazi di manovra agli Stati membri. Tuttavia, l’Italia non ha voluto approfittare della flessibilità concessa dall’Ue. In particolare, le norme Ue permettevano ai governi nazionali la possibilità di far “scaricare” gli oneri finanziari al 100% alle imprese che non appartengono a gruppi e, allo stesso tempo, di non porre limiti quando gli interessi da dedurre fiscalmente non superano i 3 milioni di euro: due cuscinetti che avrebbero consentito di sostenere, in Italia, le realtà aziendali prevalenti, cioè le pmi. Queste due agevolazioni sono state inserite, invece, in Francia, Germania e Belgio nei rispettivi decreti attuativi della direttiva Ue.

“Nel quadro europeo, siamo di fronte a una disparità di trattamento ingiustificata, figlia di una scarsa attenzione sia del regolatore europeo sia del governo italiano, il cui comportamento non trova una giustificazione plausibile” aggiunge il vicepresidente di Unimpresa.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Fisco in agguato. Da lunedì 179 adempimenti. Irpef, Iva, Inps, Ires e altro

Maurizio Piccinino

Il Direttore dell’Agenzia delle Entrate: “Al via i controlli incrociati per contrastare l’evasione”

Maria Parente

Con l’aumento dei tassi di interesse, la domanda di mutui, in Usa, scende al livello mensile più basso

Paolo Fruncillo

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.