Il debito pubblico è aumentato di 22,4 miliardi rispetto allo scorso gennaio. Il deficit raggiunge i 2.736,6 miliardi. L’aumento è dovuto principalmente all’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (18,2 miliardi, a 102,0); vi hanno inoltre contribuito il fabbisogno (2,4 miliardi) e l’effetto complessivo di scarti e premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (1,8 miliardi).
È quanto emerge dalla pubblicazione statistica “Finanza pubblica: fabbisogno e debito” della Banca d’Italia. Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 21,1 miliardi mentre quello delle Amministrazioni locali di 1,3 miliardi; il debito degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato.
Alla fine di febbraio la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia era pari al 25,5 per cento (0,1 punti percentuali in più rispetto al mese precedente); la vita media residua del debito è rimasta stabile rispetto a gennaio, a 7,6 anni. A febbraio le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 35,9 miliardi, in aumento del 23,2 per cento (6,8 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2021.
Nel primo bimestre dell’anno le entrate tributarie sono state pari a 75,7 miliardi, in aumento del 15,1 per cento (9,9 miliardi) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In occasione della Notifica dei dati di finanza pubblica trasmessa alla Commissione europea lo scorso 31 marzo, sono stati inoltre rivisti i dati relativi agli anni precedenti. Rispetto ai dati diffusi lo scorso 15 marzo, il debito è stato rivisto al ribasso di 0,7 miliardi nel 2020 e 0,5 nel 2021 in seguito all’ordinario aggiornamento delle fonti.