Se i popoli e i governi di Finlandia e Svezia sono sempre più convinti di entrare nella Nato, il merito -o la colpa a seconda dei gusti- non è di Biden ma di Putin. Di quella spirale della paura che il dittatore del Cremlino ha messo in moto e che gli si sta ritorcendo contro. Tra i tanti autogol realizzati dal Cremlino con la scellerata invasione questo è forse il più clamoroso.
Uno degli alibi usati dal dittatore russo -per giustificare l’invasione- era quello di non voler avere alle costole della Russia un Paese della Nato. Bel colpo.
L’elenco dei risultati negativi ottenuti da Putin è lungo, al limite dell’autolesionismo.
- Voleva deporre -o far uccidere- Zelensky per sostituirlo con un governo fantoccio, ma ha reso il presidente ucraino un eroe nazionale.
- Puntava ad occupare Kiev ma è stato costretto a ritirare le truppe e ha alzato così gli umori delle forze armate avversarie.
- Negando il diritto all’esistenza dell’Ucraina ha cementato un nazionalismo che non era mai esistito in questi termini.
- Con i massacri di civili, Bucha e non solo, ha gettato un’onta indelebile sulla immagine della Russia che ne esce devastata.
- Sperava di seminare zizzania in Europa e invece ha compattato l’Unione europea che non è mai stata più unita.
- Contava sulla sudditanza energetica di Berlino e Roma e invece ha costretto Germania e Italia a dotarsi di una seria politica energetica che li affranchi dal gas russo.
- Ha minato la solidità precaria dell’economia russa subendo sanzioni che nei prossimi mesi faranno crollare il Pil di Mosca di oltre il 10%.
- Ha messo in difficoltà l’alleato Xi Jinping, perché la guerra indebolisce l’economia cinese, già fiaccata dal Covid e dal conflitto commerciale degli Stati Uniti.
- Ha rafforzato i legami tra Europa e Stati Uniti, indeboliti dalla presidenza Trump.
- Ha costretto L’Italia ad avvicinarsi al 2% del Pil per le spese militari e la Germania a riarmarsi seriamente con 100 miliardi di spesa.
Tralasciamo i contraccolpi che questa guerra stanno avendo all’interno dell’establishment russo soprattutto tra i vertici militari, quelli dei servizi di sicurezza. E non parliamo del dissenso crescente verso la leadership sua che non si manifesta per via della ferrea censura che è come un tappo su un tino che ribolle: prima o poi salterà.