Correre ai ripari per arginare un disagio sociale che può avere effetti imprevedibili. È la scelta del Governo nell’accogliere le sollecitazioni del sindacato a rivedere i livelli salariali oggi compromessi dalle conseguenze del conflitto in Ucraina, dal caro energia, e dall’inflazione che ha già eroso i recenti aumenti contrattuali. Il primo passo è l’incontro informale tenuto ieri dal ministro del lavoro, Andrea Orlando che ha ricevuto i leader di Cgil, Cisl e Uil per mettere a punto un percorso di incontri da tenere subito dopo Pasqua. Sul tavolo le vertenze aperte, quelle di crisi, ammortizzatori sociali e garanzie salariali. Il percorso è quello annunciato dal premier Draghi, di un Patto sociale che prevede una consultazione costante tra Governo, Associazioni di categoria, Confindustria e Sindacati.
Salari, vertenze e rischi sociali
Il numero delle vertenze aperte è allarmante, inoltre sul tavolo del Ministero ci sono le crisi aziendali con centinaia di lavoratori appesi ai rinnovi di ammortizzatori sociali. Dei 992 contratti vigenti al 31 dicembre, 622 risultano scaduti, mentre i restanti 370 (37,3%) risultano ancora in corso di validità. Il 14° Report periodico dei contratti collettivi vigenti del Cnel segnala inoltre che nel 2022 andranno a scadere 122 contratti collettivi nazionali di lavoro. In altri versi si apre sul tema lavoro una stagione sindacale e di Governo molto impegnativa. Ieri i numeri sono stati ribaditi durante l’incontro sindacati-Ministero, partendo da una constatazione su livelli salariali e la continua crescita dell’inflazione, che accelera per il nono mese consecutivo.
Secondo le stime preliminari, nel mese di marzo 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell’1,2% su base mensile e del 6,7% su base annua (da +5,7% del mese precedente). Ed è sempre il caro energia a provocare l’impennata.
Il confronto sui salari
Nel merito il dialogo tra governo e sindacati prende atto quindi che l’inflazione a marzo ha raggiunto il 6,7%. Molto di più degli aumenti ottenuti negli ultimi rinnovi contrattuali. I rincari dell’energia e degli alimentari alleggeriscono il potere d’acquisto di buste paga e pensioni. Il tema rincari dei prezzi e riequilibrio salari è nelle priorità del premier Mario Draghi. Le proposte che saranno messe in campo prevedono sgravi sul costo del lavoro, non tassare parte del salario, ridurre i costi dell’energia, aumentare le pensioni, dare più sostegni a imprese e famiglie. La strada tuttavia è in salita perché gli scenari futuri sono ancora legati al conflitto scatenato dalla Russia, l’instabilità dei prezzi delle materie prime e dell’energia.
Il nodo dei parametri
Un tema che il sindacato ha sollevato è quello dei parametri di calcolo dei salari che sono legati a l’Ipca (l’indice dei prezzi al consumo armonizzato a livello europeo) che però non incorpora i prezzi energetici, responsabili invece delle fiammate inflazionistiche. Secondo i vertici sindacali l’esclusione di questo parametro blocca di fatto la valutazione sulla crescita dei salari. Governo, sindacati Associazioni di categoria con Confindustria dovranno definire dei calcoli salariali sulla base di nuovi parametri. Un’altra ipotesi per far pesare un po’ di più le buste paga potrebbe essere quella di agire sulla leva fiscale prevedendo la detassazione degli aumenti contrattuali, come avviene per la contrattazione di secondo livello con i premi di produttività e per il welfare.
Confindustria in allarme
“Lo shock energetico e il caro prezzi delle materie prime”, osserva il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, “stanno mettendo seriamente a rischio la tenuta e la capacità di produzione”. Gli imprenditori chiedono al governo di ridurre subito il cuneo fiscale-contributivo e di spingere la produttività. Nel contempo temono come Confcommercio che il peso di un ammortizzatore sociale universale, – con la compartecipazione economica delle imprese – diventi un aggravio per le aziende.
Sindacati, no ai contratti pirata
Sul tema della produttività si intreccia quello dei contratti. Cgil, Cisl e Uil prevedono una levata di scudi contro i contratti a termine, quelli che lasciano una scia di precarietà e instabilità, quel tipo di contrattazione pirata che fanno crollare retribuzioni e tutele.
Al via le consultazioni
Ieri il primo incontro informale tra il ministro del Lavoro Orlando e i sindacati ha prodotto una prima intesa proprio sulla precarietà e come bloccare quelle intese salariali che puntano all’ingiù. Inoltre di sono gettate le basi su contrattazione e salario minimo. Si questo aspetto si è acceso un dibattito politico. Tra le proposte di legge sul salario minimo c’è quella del M5s, di cui è prima firmataria l’ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo e che è stata adottata come testo base in commissione Lavoro al Senato, che lo fissa a 9 euro l’ora lordi. Ieri sul tema salari e contratti è intervenuto anche il segretario del Pd Enrico Letta. “Il caro energia e questione salariale”, ha sottolineato, “sono le due priorità. E sulla questione salariale la mia proposta è questa: costruire un meccanismo di detassazione degli aumenti derivanti dai rinnovi contrattuali. Avrebbe un forte impatto sui salari, ma sarebbe anche molto importante per le imprese, perché incentiverebbe i rinnovi e quindi darebbe competitività al sistema”. Dalla prossima settimana si capirà che forza e quali adesioni avrà il Patto sociale, previsto da Draghi, e quanto sarà complicato mantenere un confronto sociale dove le richieste spesso divergono.